A qualche dalla pubblicazione di “Varda che bela luna” dei Folkamazurka, finalmente un altro ensemble veronese “dedicato” alla musica tradizionale ed ai suoi dintorni pubblica del materiale nuovo, ed alquanto interessante. E’ la Contrada Lorì, che prende il nome appunto da una contrada del piccolo paese di Avesa, un borgo a nord della città di Verona. Si definiscono “manutentori” della musica popolare, con una simpatica ma efficace espressione che rende benissimo l‘idea del progetto alla base di questo “Doman l’è festa”, ovvero quella sì di avere le radici nella cultura popolare, ma anche e soprattutto di avere le idee chiare su come comporre nuovi testi e nuove musiche. Certamente un’idea non nuova né in Italia né all’estero, ma è solamente così che la tradizione può viaggiare nel tempo ed autoalimentarsi senza essere incatenata in pedisseque esecuzioni fedeli all’originale dei portatori. Per restare in “officina”, Contrada Lorì “fa il tagliando” alla “Sonada del magnatismo”, ad una Manfrina (nascosta alla fine dell’ultima traccia) riprese dal repertorio del chitarrista – mandolinista Arturo Zardini della Valpolicella ed a “Contra marso”, “la chiamata di marzo” che racconta di quando i ragazzi da un versante chiamavano le ragazze da maritare che abitavano sul versante opposto della valle: due arrangiamenti indovinati sia dal punto di vista musicale che vocale, una bella sorpresa davvero. Il “resto” del disco sono nuove composizioni: belle melodie, arrangiamenti curati e tanta passione. La Contrada scherza talvolta (“Piutosto”), si concede l’inno di Avesa (“Mi son de Avesa”), e lo fa sempre con misurata ironia: d’altro canto ci regala alcune gemme come – mi permetto di segnalare – “Vorìa vegnar grando”, “Doman l’è festa” ed ancora “Va, bogonela va!”.
Contrada Lorì, buona la prima.
Alessandro Nobis
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