Fra i molti che avranno ascoltato il secondo volume di “Canti Randagi” uscito lo scorso anno, non sarà certo passata indifferente la particolare versione di “Franziska” offerta da Riccardo Tesi e Banditaliana. In quel brano, voci femminili davvero particolari si inseriscono nella frase melodica originale e la contrappuntano con gusto e originalità. Sono le Trobairitz d’Oc, una formazione a cappella già titolare di un molto interessante CD d’esordio autoprodotto segnalato con un “Bravo!” dalla rivista francese Trad Magazine. Ora, aggiunti alla line-up i sax baritono, soprano e contralto di Claudio Carboni, Valeria Benigni e Paola Lombardo ci propongono questo loro “Lo Mau d’Amor”, opera decisamente più coraggiosa e sperimentale della precedente, seppure premiata, “Margot vou pas dancar”. Due voci incantevoli (nel senso esatto del termine: ad ascoltarle t’incanti) e un sax ora sapientemente contrappuntante, ora interludico, ora addirittura percussivo (l’ancia batte ritmicamente intanto che regala armonie mai banali, talora sorprendenti): anni fa, quando il “less is more” nel folk italiano era quasi una bestemmia e si stratificava fino alla nausea (con gran dispetto del compianto Roberto Leydi), un organico così avrebbe avuto senso soltanto in Paesi musicalmente più evoluti, come in Francia, dove un certo Louis Sclavis si divertiva a jazzeggiare con i musicisti e i cantanti folk, o in Scandinavia, per merito di un certo Jan Garbarek… ma passo dopo passo, anche l’Italia avanza su strade inconsuete e sperimentali, regalandoci gioiellini come questo “Lo Mau d’Amor”. Molti altri, e tutti di qualità, potrebbero essere i riferimenti citabili per raccontare Trobairitz d’Oc, ma ci sembrerebbe ingiusto nei confronti del trio negar loro una medaglia di originalità che invece meritano e che deve essere l’unica angolatura giusta per apprezzare il loro lavoro. Che la fortuna aiuti gli audaci.
www.felmay.it
Dario Levanti
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