Moziepoublique Records, 2015
Adana. Per chi non lo ricordasse o non lo sapesse affatto come lo scrivente, è un città armena in territorio turco la cui popolazione a maggioranza cristiana nel 1909 venne sterminata dall’esercito ottomano. 35.000 vittime. I rimanenti vennero “trasferiti” nella vicina Siria nel 1915, durante la Prima Guerra Mondiale.
Detto questo per rispetto della storia più dimenticata, Vardan Hovanassian e Emre Gütelkin hanno intitolato questo loro lavoro con il nome della città di Adana: suonatore di duduk il primo, cantante, suonatore di saz e baglama il secondo, hanno composto ed arrangiato brani della ricchissima tradizione armena confezionando un CD che apre un mondo musicale sconosciuto ai più, e per questo consigliato soprattutto a questi ultimi. Un lavoro che coniuga con mirabile sapienza l’attaccamento alla terra armena attraverso le tematiche care a tutte le culture tradizionali come l’amore, la tristezza, le sfide ad “improvvisare” sui sentieri della musica popolare con in più riuscite composizioni dedicate al ricordo della storia, così martoriata, del popolo armeno: il suo sterminio (“Getaschen”, “Hrant Dink”, “Adana” e “Mamiki”), il duro lavoro dei minatori in patria ed all’estero di “Madenciler”, le liriche di Lüftü Gütelkin che cantano la bellezza delle montagne (“Dağlar”), infine la dedica al giornalista Hrant Dink, assassinato nel 2007 per le sue opinioni in merito alla persecuzione ed al genocidio del popolo armeno.
Un disco davvero importante per la sua dolcissima musica ancestrale e per i contenuti dei testi. Da ascoltare e da leggere. E poi meditare.
Alessandro Nobis