Alla festa dei “becc” la sottile ironia del cantastorie si libera e si estende, sempre garbata e mai volgare, passando dal regno animale al genere umano, con salaci componimenti satirici entrati nei repertori di molti aedi popolari.
Da secoli Santarcangelo di Romagna (RN) il giorno 11 novembre rende omaggio al mondo agricolo, esponendo i prodotti della terra insieme ai variegati saperi della cultura enogastronomica. Un tempo fiera del bestiame, oggi delle macchine agricole, delle attività artigianali con un indotto di proposte culturali, convegni e iniziative collaterali tematiche.
Fin dal medioevo a San Martino la tradizione si rinnova come “mercato agricolo” del bestiame, a conferma dei patti agricoli e delle locazioni, intreccio di commerci importanti e significativi nella cultura contadina.
Scherzosamente chiamata la ”festa dei becc”, in riferimento alle corna bovine, che campeggiano proprio sotto il portale di Piazza Ganganelli, da giovedì 11 a domenica 14 novembre, la vasta area del centro storico della cittadina romagnola si è popolata di bancarelle e di moltissimi visitatori.
Quest’anno la Fiera ha registrato più di 100.000 presenze a riprova dell’interesse che negli anni ha saputo suscitare.
Come di consueto anche quest’anno si è svolta la Sagra Nazionale dei Cantastorie, giunta alla 42ma edizione, organizzata dalla Cooperativa Blu Nautilus, in collaborazione l’ .A.I.CA (Ass. Italiana Cantastorie).
L’A.I.C,A, presieduta da Dedi De Antiquis, figlia di Lorenzo che nel 1947 è stato il fondatore del sindacato dei cantastorie, oggi si occupa di tenere vivo il ricordo della tradizione dei cantastorie vedi il sito www.ilcantastoriedeantiquis.com .
Remo Vigorelli della Blu Nautilus è grande conoscitore ed estimatore del mondo dei cantastorie. Da molti anni organizza la Sagra che si inserisce a pieno titolo in una serie di iniziative culturali che si tengono nei giorni della Fiera, dove la presenza dei cantastorie è uno degli elementi specifici e caratterizzanti.
Quest’anno il tema della Sagra era incentrato sul 150° dell’Unità d’Italia. Tra musica, ballate e storie i cantastorie intervenuti al mattino, si sono alternati sul palco e nelle vie adiacenti seguiti da un pubblico incuriosito e da numerose scolaresche presenti. Nel pomeriggio i cantastorie si sono avvicendati sul palco principale.
Ad aprire la kermesse il gruppo degli “Allegri Cantastorie” formato dalla decana dei cantastorie italiani Dina Boldrini,( fisarmonica e batteria), figlia d’arte e mamma di Gianni Molinari (alla chitarra) accompagnati dal cantastorie Giuliano Piazza, (fisarmonica) che continua anch’esso la tradizione del padre Marino che era conosciuto come il “poeta contadino”. L’eccezionale trio capace “tenere” la piazza facendo affollati “treppi” in un crescendo di pubblico partecipe, ha messo in pratica il vecchio adagio “buon sangue non mente”.
Giuliano ha presentato un celebre contrasto Moglie comunista e marito democristiano, scritto da Lorenzo De Antiquis nel 1948 ed entrato anche nel repertorio delle mondine, rielaborandolo in “Moglie di Rifondazione e marito di Forza Italia” che tra di loro son sempre in battaglia e quando poi ci son le elezioni volano anche dei smatafloni (ceffoni in dialetto romagnolo)
Un brano sull’attualità riguardante i rifiuti di Napoli e come è nel suo spirito gioviale, allegre “suonatine” per attirare il pubblico .
Gianni Molinari ha presentato il suo repertorio improntato sulle rievocazioni storiche come la “Leggenda della dama del tortellino”
“La storia del Passatore” “La vera storia di San Martino”
Franco Trincale si è presentato con nuovi cartelloni inediti che spaziano dall’epopea garibaldina dei Mille allo sbarco degli Americani in Sicilia nel 1943, alla Resistenza . I vivaci colori dei cartelloni hanno fatto da sfondo alla “Ballata sulla sbarco di Garibaldi” una rievocazione storica vista con gli occhi della ragazza che vede partire volontario il suo amato.
Un altro mattatore della piazza è Pardo Fornaciari, livornese che unisce l’impegno alla tipica sagacia toscana. Ha proposto una ballata storica sul Passaggio di Garibaldi dalla Romagna. Fatto realmente accaduto, risalente al 1849, quando Garibaldi passò da Cesenatico inseguito da quattro eserciti. “Tango città” è un elenco ben assortito di piatti tipici toscani visti da chi ha fame e non se li può permettere. Infine una ballata dedicata al cilicio, fabbricato dalle Consorelle di San Pelagio, nel livornese. Altra novità è “La ballata del Libero mercato” sul liberismo sfrenato ed esasperato dei nostri tempi.
Lisetta Luchini da Firenze (foto a destra), è stata accompagnata dal maestro di fisarmonica MauroVolpini e hanno proposto brani della tradizione toscana e alcuni testi di composizione.
Il Duo Bucolico, due giovani compositori romagnoli che hanno riscosso un buon successo anche la mattina con un repertorio dedicato ai bambini, rappresentano una delle possibili trasformazioni della figura del cantastorie che deve fare i conti con nuove sonorità più complesse e diversi mezzi espressivi e comunicativi.
Ogni anno la Sagra non è mai uguale a quella precedente. Per chi da tempo segue questo appuntamento, dover lasciare frettolosamente i cantastorie e i loro vivaci “treppi”, provoca sempre un po’ di nostalgica malinconia, mescolata alle prime nebbie invernali, ma il viaggio di ritorno è lungo e si riparte.
Novembre 2010
Tiziana Oppizzi, Claudio Piccoli
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