a cura di Andea Del Favero
Il grande entusiasmo di un gruppo di giovani guidati da alcuni importanti personaggi della scena artistica nazionale, e la recente vincita della targa Tenco, hanno posto questo progetto all’attenzione degli addetti ai lavori. Abbiamo chiesto a Felice Liperi, che ne ha curato il libretto, estremamente dettagliato, di tratteggiarci i contorni dell’operazione e le prospettive future.
F. B. : L’Officina della Arti Pier Paolo Pasolini è una realtà che da un po’ di tempo “macina” progetti e proposte. Ce ne fai una breve storia?
F.L. : L’ Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini è un Laboratorio di alta formazione artistica dedicato al teatro, alla canzone, al multimediale nato nel 2014 grazie a un progetto della Regione Lazio, portato avanti con tenacia da Tosca, e una volta tanto con il sostegno della politica che ha destinato fondi europei al suo finanziamento. Un passo importante che ha permesso la gratuità del corso per tutti coloro che vengono ammessi al corso, ora diventato triennale. L’intento è quello di farne una fucina di giovani talenti, provenienti da tutta Italia, e ispirata alle antiche botteghe dove esperienza, conoscenza e passione si fondevano per trasmettere agli artisti di domani gli strumenti necessari ad affrontare il mondo del lavoro. Dal 2017 Officina è diventata anche un HUB culturale, spazio pubblico integrato nella città per produrre nuove idee e progetti che in poco tempo è diventato un importante crocevia di artisti nazionali e internazionali. Tra i tanti ricordiamo Franca Valeri, Daniele Silvestri, Carmen Consoli, Niccolò Fabi, Max Gazzè, Francesco De Gregori, Carmen Souza, Luísa Sobral, Tommaso Paradiso, Carl Brave, Maria Paiato, Giuliano Montaldo, Fabrizio Gifuni.
F. B. : Oltre all’Officina in questo progetto è presente anche l’associazione AdoRiza: ce ne riassumi i tratti essenziali?
F.L. : In sintesi AdoRiza è un collettivo artistico composto da diciassette artisti provenienti da tutte le regioni d’Italia e poi approdati al laboratorio di Officina Pasolini. Un progetto culturale nato a Roma, al cui interno confluiscono varie figure artistiche che si occupano della realizzazione di concerti e spettacoli per promuovere la cultura musicale italiana. Da qui anche la scelta del nome: Ado deriva dal grecoἄδω che vuol dire cantare, risuonare, celebrare, cantando per l’appunto ρίζα, riza la nostra radice, le nostre origini. Il suo primo progetto è stato proprio Viaggio in Italia. Cantando le nostre radici.
F. B. : Sulle note di copertina abbiamo letto alcuni nomi eccellenti… Com’è nata la scelta del repertorio?
F.L. : Nomi eccellenti? Credo tu intenda i riferimenti a Giovanna Daffini, Roberto Leydi, Caterina Bueno e altri nomi storici della musica popolare. Era un obbligo ricordarli perché nessun lavoro sul folk revival può prescindere da quello che hanno fatto loro nel dopoguerra. Sono stati questi artisti e ricercatori a riscoprire un repertorio scomparso o dimenticato, penso in particolare alla Bueno in Toscana, che poi è stato reinterpretato molte volte con letture diverse, soprattutto politiche. Al di là del talento degli interpreti di AdoRiza, su cui dirò qualcosa più avanti, la differenza fondamentale rispetto alle esperienze del primo folk revival è stata questa sia la lettura dei brani d’autore che di tradizione proposti in Viaggio in Italia non è avvenuta in chiave politica, ma, eventualmente, sociale e stilistica. Non per svuotarne il valore politico, ma per coerenza con i tempi che si vivono e gli obiettivi che si hanno; infatti il gruppo di AdoRiza, noi che abbiamo collaborato al progetto compresa Tosca, non aveva obiettivi politici, come invece accadeva a Leydi, Bueno, Daffini, Straniero che sono vissuti in una stagione molto diversa dove il folk era strettamente legato all’impegno. Nel senso che interpretare le canzoni di tradizione popolare significava sostenerne la cultura e il valore antagonista che nascondevano mentre oggi i giovani che le interpretano ne adottano la storia e lo stile alla luce degli anni 2000. Ciò, naturalmente, non toglie niente alla forza al valore sociale, e forse politico, di brani come il Lamento dei mendicanti o La leggera, che hanno mantenuto vivo lo spirito battagliero originario. Un significato strettamente legato all’interpretazione dei brani che gli studenti di Officina hanno costruito attraverso gli ascolti degli interpreti storici, ma, soprattutto, attraverso la memoria familiare cioè recuperando i ricordi di come le loro comunità ricordavano quei pezzi. Questo è stato uno degli aspetti più emozionanti del progetto perché il gruppo di AdoRiza è formato da giovani cresciuti, ovviamente, per lo più ascoltando rock, pop e canzone d’autore e i pezzi della tradizione erano sepolti nei ricordi dei loro anziani mentre grazie a Viaggio in Italia ne hanno riattivato il ricordo.
La scelta del repertorio è strettamente legata alla riflessione precedente perché Tosca ed io, che siamo stati i responsabili principali delle scelte dei brani, sono cadute su titoli meno noti o fortemente simbolici che avessero un doppio valore storico e stilistico cioè che raccontassero la storia profonda delle varie Italie e nel contempo ne recuperassero lo stile. Da questo punto di vista è importante ricordare che gli interpreti/studenti che hanno partecipato a Viaggio in Italia sono venuti da tutte le regioni d’Italia e quindi ognuno portava con sé quei ricordi perduti nel tempo. Chi ha cantato Re bufè ne ha riscoperto la storia e le forme nella memoria della sua famiglia siciliana, così come le voci calabresi e lucane hanno ritrovato i ricordi delle canzoni cantate da zii e parenti o magari nel lavoro di un cantastorie come Otello Profazio.
C’è però un aspetto centrale, e credo inedito, importante da ricordare a proposito della scelta dei repertori per Viaggio in Italia, che riguarda l’inserimento di brani d’autore cioè non di tradizione, ma che alla tradizione popolare si ispirano in modo esplicito. Penso a No potho reposare grande classico della canzone sarda firmato da Salvatore Sini e Giuseppe Rachel che offriva la possibilità di entrare nel grande patrimonio della cultura dell’isola con un brano che ne rappresenta la dimensione più intensa e romantica. Così anche Stelutis Alpinis di Arturo Zardini che conserva nel tempo uno straordinario valore simbolico per tutta l’area friulana e alpina in genere, e ancora Serenata sincera e Sotto le stelle perle misconosciute della tradizione musicale romana.
Discorso diverso riguarda gli autori moderni utilizzati, a partire da Ripabottoni Brun Brun che apre la sequenza dei brani. Un brano che evoca il mondo delle comunità sinti e rom nell’area adriatica anche utilizzandone la lingua, firmato da Erasmo Treglia, un musicista che da molti anni è impegnato come autore e interprete nel folk revival soprattutto accanto ad Ambrogio Sparagna. Così pure Ah vita bella firmato da Lucilla Galeazzi protagonista assoluta della tradizione al fianco di Giovanna Marini prima, e nell’attività da solista poi, del canto popolare soprattutto del Centro Italia. Due autori moderni che però offrono linfa al patrimonio folk con nuove canzoni che al mondo della tradizione si ispirano. La presenza di questi titoli d’autore a fianco di quelli popolari vuole sottolineare la novità del progetto rispetto a quelli che l’hanno preceduto, non superiorità stilistica, ma tentativo di fare un passo in avanti rispetto ai precedenti basati fondamentalmente su rifacimenti dei grandi classici del folk e della canzone politica. Penso in particolare a quello che come spirito e impostazione si avvicina di più a Viaggio in Italia cioè la splendida riedizione del concerto spettacolo Bella Ciao realizzata da Riccardo Tesi nel 2015, dove appunto voci e strumenti reinterpretavano una selezione di brani dello spettacolo di Leydi e Crivelli del 1964. La nostra scelta propone una prospettiva nuova per il folk del 2000 nel quale si stanno affacciando decine di nuovi interpreti e autori, segno di una riscoperta della memoria musicale italiana che così abbiamo voluto certificare.
F. B. : Com’è stata la risposta dei ragazzi partecipanti, che tipo di formazione di base avevano e quali sono state la maggiori difficolta?
F.L. : Io posso rispondere per la parte storica di cui mi sono occupato anche se ho seguito saltuariamente il lavoro fatto da Piero Fabrizi come produttore e arrangiatore del lavoro, Tosca che ha seguito l’interpretazione vocale degli studenti, da Massimo Venturiello come regista dello spettacolo da cui è stato tratto l’album e ancora di Paolo Coletta che ha fornito suggerimenti preziosi per la realizzazione del lavoro. E’ stato un lavoro difficile perché come ho accennato più sopra gli studenti erano soprattutto orientati al mondo della musica leggera, salvo casi rari, e si annoiavano all’ascolto dei canti degli olivari o del maggio. Poi è scattato qualcosa, forse i ricordi di famiglia che riaffioravano, la scoperta che il messaggio popolare, spesso considerato vecchio e superato, poteva essere invece potente e addirittura piacevole. Sta di fatto che si sono appassionati anche perché le lezioni hanno portato allo spettacolo, cioè alla possibilità di presentare le canzoni in concerto, e dallo spettacolo all’album fino alla grande soddisfazione della Targa Tenco. Quindi Viaggio in Italia ha rappresentato anche un percorso professionale importante perché ha avviato i giovani artisti su una strada di lavoro e ricerca, alla pubblicazione di album e alla partecipazione a spettacoli.
F. B. : E ora che succede?…
F.L. : Cosa succede? Intanto Viaggio in Italia continuerà a girare come spettacolo musicale con l’impegno di AdoRiza e, per quello che possiamo, con il nostro supporto. Per quanto riguarda le prospettive generali del nuovo corso credo si possano avviare due strade, quella personale degli studenti con i loro progetti, e l’altra di Officina che quest’anno chiude il corso triennale. Ovviamente si sta da tempo pensando a un progetto conclusivo tutto ancora da definire, mi auguro che il nostro laboratorio prosegua il suo percorso perché ha dimostrato la sua utilità a far crescere nuovi talenti, che poi è il suo obiettivo principale, e ora, dopo Viaggio in Italia possa proseguire la sua attenzione verso il nuovo folk revival.
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