di J.d.M.
Si comincia ad azzardare alcune stime dei danni provocati dalla chiusura forzata; parliamo intanto dei danni economici, del mancato guadagno provocato dalla mancata apertura di teatri, cinema, musei, palazzetti dello sport. Poi, purtroppo ci sarà da tener conto, una volta riaperto, dei danni psicologici, delle difficoltà a riportare il pubblico nelle sale, la disabitudine, la disaffezione, la paura stessa. Un quadro seriamente preoccupante.
C’è, per esempio, il dato relativo ai musei statali, che costituiscono, pensate un po’, soltanto il 10% dei musei presenti in Italia: ebbene, questa rete di musei registra perdite valutabili nell’ordine di venti milioni di euro al mese, senza calcolare l’indotto immediato, rappresentato dai servizi come bookshop e caffeterie.
A inizio marzo Federculture aveva stimato una perdita di circa tre miliardi di euro di spesa per attività culturali e ricreative. Non facciamoci illusioni, è un dato fortemente sottostimato.
L’incertezza non permette una vera programmazione. C’è chi è più ottimista e chi meno. Anche con una riapertura totale, la ricostruzione di un’offerta richiederebbe tempo, anche solo per l’aspetto comunicativo. Con la mobilità bloccata e il turismo assente, molti eventi potrebbero riconvertirsi a una dimensione localistica; un’operazione importante per rinsaldare la vita e lo spirito delle comunità, ma che significherebbe ridimensionare sotto il profilo economico la filiera, una realtà ampia e articolata formata da piccole e piccolissime aziende, spesso di natura personale – sottolinea Andrea Cancellato, presidente della Federazione nazionale delle aziende di servizio pubblico locale, regioni, enti locali e tutti i soggetti pubblici e privati che gestiscono i servizi legati alla cultura, al turismo e al tempo libero.
Il decreto governativo Cura Italia qualcosa di positivo ha introdotto, ma 300mila lavoratori fermi sono una cifra enorme, soprattutto senza una precisa prospettiva futura.
Pierluigi Battista sul Corriere della Sera caldeggiava la creazione di un Fondo nazionale per la Cultura, uno strumento d’investimento, garantito sì dallo Stato, ma aperto al contributo di tutti i cittadini che vogliano sostenere il settore culturale nell’attuale fase di emergenza e crisi di liquidità. Non possiamo che associarci!
Sono interessanti gli esperimenti di streaming che sono stati portati aventi in questo periodo, dovremo farne tesoro, soprattutto per i Musei, che hanno avuto un risultato significativo di visite virtuali e dall’interattiva avrebbero solo da guadagnare.
Ma la musica?
Una musica che è stata molto presente, sia sui social, che addirittura sulla RAI, che a sua volta potrebbe in futuro mettere in atto una piccola rivoluzione a bassi costi, rispetto ai faraonici e spesso orribili carrozzoni multicolori che ci propina.
È evidente che lo streaming è un’opzione, ma non può essere la soluzione. – dichiara Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, che racchiude la gran parte degli organizzatori di spettacoli di musica contemporanea – In questi giorni stiamo vedendo molte importanti iniziative da parte dei nostri artisti, ma è difficile pensare di sostituire la carica emotiva, la capacità aggregante e il conseguente vissuto fisico ed emotivo che l’evento live porta con sé.
Le stime di Assomusica dall’inizio delle ordinanze fino al 3 aprile, sono nell’ordine di una perdita di circa quaranta milioni, con tremila concerti rinviati o cancellati (con una percentuale del 60% di riprogrammazione e un 17% di annullamento, come dati certi). Visto il perdurare del fermo, si parla però ora di 63 milioni di perdite in poco più di due mesi.
Ma, secondo un’idea comune sarà ben difficile ripartire veramente prima di agosto, se tutto andrà bene! E in questo modo saltano tutti i grandi festival e i grandi concerti estivi.
I grandi concerti, ma soprattutto i piccoli, che sono quelli che più interessano il nostro settore specifico. Già ci stavamo lamentando che si vendevano pochi biglietti e spesso si arrancava… vedremo un po’ cosa succederà ora.
Nel frattempo, restate a casa, recuperate i vecchi vinili e ascoltateli, se non li avete più, ascoltatevi i CD, oppure divertitevi a scorrazzare su YouTube. Tornate a essere curiosi, c’è tanta bella musica in giro, ma ci siamo disabituati alla ricerca, dobbiamo recuperare il gusto, il piacere della scoperta. Approfittiamo di questa pausa forzata!
Alla ripresa saremo dei fruitori più consapevoli e magari propositivi.
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