Nel 1963 una delle cose più interessanti – la più interessante secondo Ritchie Havens – che si potevano sentire girando per i Cafè del Greenwich Village di New York era certamente il trio di Tim Hardin, con Richard Tucker e la cantante Karen Dalton, pseudonimo di Karen Cariker. Ora, queste canzoni pubblicate per la prima volta non sono le più vecchie in circolazione della Dalton (il doppio CD della Megaphone pubblicato nel 2007 ne contiene di registrate l’anno prima e “Green rocking chair” pubblicò registrazioni del 1962/63), ma contribuiscono ad integrare ed a valorizzare ancor più uno dei maggiori talenti che la musica americana produsse negli anni sessanta e che non seppe gestire, se è vero che, dopo la pubblicazione di “It’s so hard to tell who’s going to love tou the best” del 1969 e “In my own time” del 1971 questa eccezionale interprete sparì dalla circolazione; venne trovata morta in una strada di New York consumata dall’AIDS dopo essere stata preda dell’alcool e della droga e dimenticata da quanti avevano predicato il suo talento negli anni della sua giovinezza.
La sua voce è stata avvicinata a quella di Billie Holiday, nel suo repertorio troviamo la canzone d’autore – Tim Hardin e Fred Neil – il folk americano – “Green Rocky Road”, “Katie Cruel”, “Cotton Eyed Joe” – e “God bless the Child” scritto appunto da Billie Holiday qui in una magnifica versione “folkie”.
Registrazioni che ci mostrano un lato intimo della musica di Karen Dalton, quello della dimensione privata, del suonare per il piacere di farlo magari per pochi amici – Richard Tucker che porta sua chitarra ed un altro che pensa bene di registrare la session – ad esempio, una registrazione riemersa e coraggiosamente pubblicata dalla Delmore anche in vinile di grande qualità, con un bell’inserto dedicato alla vita ed alla musica di questa grande musicista dal talento diamantino.
www.delmorerecordings.com
Alessandro Nobis
Dalton, Karen – “1966” (CD)
DELMORE Recordings – LP, 2011
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