Definiti da molti i “Chieftains” di Galizia, ma in Italia ingiustamente meno noti di altri loro connazionali, Milladoiro festeggiano i primi 25 anni (in realtà un po’ di più, visto che il loro debutto sul palco risale al 15 maggio 1979 a La Coruña) di attività con un disco celebrativo sì ma anche ottima occasione d’incontro per chi non li abbia ancora conosciuti. Diciassette dischi incisi, più di mille concerti tenuti in ogni angolo del mondo, Milladoiro non hanno però mai rinunciato alla propria coerenza stilistica che li ha sempre visti privilegiare i suoni sinfonici propri di una formazione numerosa al virtuosismo del singolo. Pur essendo tutti dotati di una tecnica strumentale che spazia fra il buono e l’ottimo e di un gusto nell’arrangiare a volte fin troppo ricercato, i componenti della formazione gallega – tanto i fondatori quanto chi è subentrato nel corso degli anni – paiono aver fatto di una certa sobrietà intimamente vissuta il loro caratteristico marchio di fabbrica, e forse è anche questo che nei gusti del pubblico più corrente li rende svantaggiati in patria come altrove rispetto ad autentici ed esaltanti funamboli del ritmo e del pentagramma. Però è a loro che si deve l’inizio della grande notorietà della musica galiziana nel mondo (1979, Lorient; 1980 America Latina; 1981, Scozia e Italia; 1984, Irlanda, che diventerà per anni una loro seconda patria soto l’ala protettrice dei Chieftains; 1991, Stati Uniti con tanto di Indie Award l’anno successivo ecc. ecc.) e di questa storia musicale fra il pionieristico e l’istituzionale “25” è la colonna sonora: un capitolo quindi irrinunciabile nella collezione della musica mondiale di qualità. Tutti i brani del disco sono stati reinterpretati e uno stile uniforme quindi li caratterizza, uno stile da cui sono ovviamente scomparse le pur veniali asprezze giovanili per lasciare spazio a una matura rilettura in cui la pacatezza e la meditata scrittura conferiscono al patrimonio tradizionale e ai rari momenti compositivi una invidiabile classicità. Non mancano gli ospiti (Susana Seivane, Eileen Ivers, Rhonda Larson, Anxo Pintos) e un dai più inatteso omaggio alla vitalità del folk italiano, con la “Calicanto” Claudia Ferronato grande voce femminile e un brano della tradizione veneta in scaletta, frutto di una lunga amicizia fra il gruppo padovano e Milladoiro, nata quasi all’inizio delle loro rispettive carriere. Ulteriore merito, un euro per ogni disco venduto viene devoluto all’Unicef, di cui la band è ambasciatore. Unico appunto, aver dedicato quasi metà delle pagine del robusto libretto alla pubblicazione di ritagli stampa autocelebrativi, uno spazio che forse si sarebbe potuto occupare meglio o quantomeno con più stile. Comunque, imperdibile.
Enrico Lucchesi
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