E’ fine ottobre a Milano, una Milano più umidiccia e nebbiosetta che accoglie noi che veniamo da fuori… siamo qui per venire ad ascoltare sul palco del Fabrique una deliziosa ragazza irlandese, di Dublino. Mille gossip su di lei per i suoi flirt con Glen Hamsard o con il collega cantautore Damien Rice, ma tutto questo non è affar nostro. E’ davvero un peccato che molti si ricordino di lei per queste pettegole notiziole, quando invece abbiamo di fronte una signora (pardon, signorina!) musicista, una che dialoga da pari a pari con musicisti e produttori come Aaron Dessner o Joe Henry.
C’è una grande grazie nel suo far musica e nel suo saper intrecciare senza forzature pop, folk, e financo una spruzzatina di jazz.
Abito scuro, una chitarra elettrica e una tastiera usata con parsimonia. Less is better è decisamente il suo credo, capacità di creare situazioni molto intime, gran belle liriche e classe innata pongono Lisa Hannigan su un gradino piuttosto alto nel gota del cantuatorame internazionale.
Incanta subito il pubblico con voce e chitarra a ricamare sugli scioglilingua di Undertow, per passare poi a una Passenger impreziosita da un grazioso mandolino. Una poesia di Seamus Heaney diventa un canto di marinai in Anahorish, mentre l’emozione sale a mille con la drammatica Prayer for the Dying.
La ragazza di Dublino si destreggia da par suo tra chitarra, mandolino, ukulele e harmonium, seguita passo paso da un’affiatato combo formato da batteria, contrabbasso e tastiere, oltre all’elettrica e ai controcanti di Heather Woods Broderick, alla quale era stato precedentemente lasciato l’onere e l’onere di aprire il concerto con una manciata di sue intense canzoni.
Brani come We, The Drowned, What’ll Do, Sail On scorrono via con grande leggerezza e passione al tempo stesso. La voce della Hannigan è dolce ed espressiva, dotata di spessore e calore e nonostante non dia spazio all’improvvisazione, né tantomeno a soluzioni spettacolari, emozioni e poesia si librano nell’aria mentre consegna al pubblico le melodie di quest’ultimo suo album, At Swim, che, a suo dire, le è costato molto in termini di fatica creativa.
Gran bel concerto per un pubblico molto giovane in sala, il che ci rende un po’ più speranzosi per il futuro della musica… E stasera di musica si parlava, mica di One Direction o altre boy-band… chissà…
Gianni Giusti
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