di Felice Colussi
Adam Green, classe 1981 è un cantautore e regista statunitense, ed ha iniziato la carriera musicale con il gruppo The Moldy Peaches a soli quattordici anni, quando li seguì abbandonando la scuola per un lungo tour attraverso gli States come gruppo di supporto agli Stokes. Sciolto il gruppo nel 2002, iniziò la sua carriera solistica. Una storia da anni Sessanta o Settanta come ce ne furono tante in quegli anni ruggenti in ambito musicale. Solo che Adam Green è un cantautore dei nostri tempi, che si segnala per una sapiente miscela di folk, spesso sporco e arrembante e un lirismo orchestrale, con tanto violini e viole,che rendono il suo sound immediatamente riconoscibile. Negli anni si è costruito una solida reputazione in Europa, dove ha una buona notorietà, particolarmente in Francia e in Germania.
Nel suo nuovo disco Aladdin conferma il suo stile naive, sulla linea dei precedenti lavori, che sono ben otto da solista (dopo i due con The Moldy Peaches). Trovare in quest’album anche alcune spruzzate di psichedelia, le consuete dolci ballate folk come Gemstones o le piacevoli digressioni caraibiche Birthday Mambo. E’ un affascinante narratore di fiabe, questo Adam Green: sono ben diciannove i brani del disco, ma scorrono via con grid piacevolezza. Molto originale nella sua formula, potrebbe dividere gli ascoltatori, un po’ come accade per Alejandro Escovedo, che non piace a tutti. Da Leonard Cohen a Frank Zappa: interessante!
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