di Alessandro Nobis
Napoletano. Chitarrista. Tre cd all’attivo. Giampiero Gueli è un musicista compositore italiano poco conosciuto ma che ha i numeri per far parte nella cerchia di finger-pickers più apprezzati e più interessanti in circolazione. Con il suo più recente cd Amico mio ha sorprendentemente scelto di dare una svolta al suo sitle e contemporaneamente di renderlo disponobile gratuitamente sul web. Quindi per saperne di più lo abbiamo intervistato.
F.B. – Giampiero, come ti sei avvicinato alla chitarra e quale è stata la tua formazione musicale?
G.G.- Già da quando ero piccolo a casa si ascoltava molta musica e c’era sempre in giro una chitarra. Questo perchè mio padre aveva suonato per tanti anni come bassista nei Lodestones gruppo napoletano degli anni sessanta con alla voce e chitarra Danilo Rustici. Poi per motivi personali ha lasciato il mondo della musica mentre, sempre con Danilo e Lino Vairetti, stavano formando gli Osanna. Questo però non gli ha mai fatto abbandonare l’amore per la musica ed infatti suonava spessissimo la sua chitarra acustica ed ascoltava (ed io con lui) i Beatles, Jimi Hendrix, i Grand Funk Railroad, Santana, tutto con il giradischi, un suono stupendo! Più volte ha tentato di insegnarmi a suonare la chitarra ma io non ho mai voluto usare quell’odioso strumento. Già, perchè non mi piaceva affatto, fino a quando un giorno tornando da scuola, ero in prima media, dopo aver parlato tanto con alcuni compagni di classe di musica e strumenti musicali chiesi in prestito a mio padre quella chitarra che tanto non avevo amato e da li in poi non l’ho mai più abbandonata. Quindi i primi rudimenti dello strumento me li ha dati mio padre, poi da autodidatta ho iniziato a tirarmi giù le musiche dai dischi. Ho iniziato a suonare in qualche piccolo complessino con il quale abbiamo fatto qualche serata e poi mi sono ritovato a suonare in vari gruppi dell’ underground napoletano (Eva Kitch – grunge; Benzina – funky-rock; Nico D’Ambrosio – neomelodico; Blues Addiruse – blues) suonando generi diversi. In alcuni di questi ero anche il cantante. Poi per me la svolta, ho deciso di prendere lezioni di chitarra jazz da Antonio Onorato e lezioni di canto lirico da Lidia Cavalli, ex insegnante del conservatorio di Napoli. Dopo ho suonato in tanti altri gruppi e per me questo è il miglior modo di imparare. Comunque ho sempre continuato a studiare autonomamente sulle dispense di Antonio Onorato e su diversi metodi di chitarra blues e jazz. Tutt’oggi continuo a studiare su questi metodi ed ogni giorno scopro qualcosa di nuovo.
F.B. – Vieni dal napoletano, quindi sarai stato influenzato sicuramente dalla musica che si è sviluppata in quella zone…
G.G. – Relativamente si, perchè gli artisti napoletani che ascoltavo, a parte qualche classico storico e qualche brano di Edoardo Bennato, erano i 99Posse e gli Almamegretta che non rispecchiano a pieno il sound storico della mia città ma sono sempre stati l’avanguardia della musica partenopea. Poi con la maturità musicale ho iniziato ad ascoltare tanto Pino Daniele in modo particolare mi piacciono i primi album che musicalmente hanno grandi arrangiamenti.
F.B. – Quali sono stati i modelli ai quali ha fatto riferimento?
G.G. – In realtà, come ti dicevo, ho ascoltato per tanti anni i Beatles, Jimi Hendrix, i Grand Funk Railroad e Santana che mi hanno tanto influenzato. Poi per tantissimi anni sono stato innamorato dei Litfiba e poi di Ligabue, tanto i Red Hot Chili Peppers. Infatti i brani che scrivevo erano per di più rock. Poi ho conosciuto Tommy Emmanuel che mi ha fatto scoprire un nuovo mondo per quanto riguarda la chitarra anche se erano già tanti anni che suonavo l’acustica. Da lì sono andato alla ricerca ed alla scoperta dei migliori chitarristi acustici e questo mi ha fatto cambiare visione dello strumento chitarra, ora non solo uno strumento a corde ma anche uno strumento persuasivo. Tra questi musicisti ne ho trovato uno, Martin Taylor, che, guarda caso, ha nome e cognome che richiamano i due più noti marchi di chitarre acustiche e che unisce i due mondi che più amo: il fingerstyle e il jazz. Da quel momento in poi ho capito cosa dovevo studiare per avvicinarmi il più possibile al sound che mi piace.
F.B.- Qual è stata l’evoluzione del tuo stile fingerpicking?
G.G.- Nell’ultimo periodo che vivevo a Napoli avevo formato un duo acustico i Two Blues Guitars, insieme un altro chitarrista, Ciro Ilardi, e proponevamo blues acustico. Io suonavo la chitarra con il plettro tra indice e pollice e iniziavo a usare il medio e solo a volte l’anulare, in più cantavo e usavo la tammorra a pedale. L’evoluzione c’è stata quando da Napoli mi sono trasferito a Treviso e trovandomi da solo, perchè non conoscevo il giro di musicisti della mia nuova città di residenza, ho sentito la necessità tramite la sola chitarra di poter suonare più cose insieme quindi linea melodica, linea armonica e percussioni.
F.B. – Prima di questo tuo ultimo lavoro ne avevi pubblicati altri due per chitarra, molto belli secondo me: l’eccellente Guitar Drunk nel 2011 di brani originali e On the Road Again nel 2014 che contiene raffinati omaggi a grandi autori ma che purtroppo sono passati un po’ inosservati nell’ambiente. Come pensi che un musicista debba promuovere la sua musica al giorno d’oggi? Qual’è la tua strategia?
G.G. – Sono felice che ti siano piaciuti i miei lavori che come hai detto sono passati un po’ inosservati. Questo per colpa mia che comunque li ho pubblicizzati poco e non sono andato alla ricerca di contatti utili per farli conoscere. Visto che oggi si fa tutto tramite internet, al contrario dei miei primi due lavori con il mio nuovo album Amico mio è proprio tramite la rete che sto cercando di farlo conoscere. Questo lo faccio contattando radio, rubriche specializzate, forum specialistici e tutto ciò che mi sembra abbia attinenza per raggiungere il mio scopo.
F.B. – Amico mio è più cantautorale, diverso dai precedenti più ricco di suoni. Pino Daniele e il suo stile si sentono parecchio.
G.G. – Pino Daniele fa parte della mia formazione musicale, quindi è possibile che ci sia qualcosa di lui nella mia musica anche perchè dopo il suo prematuro decesso per un periodo ho suonato in un tributo a lui dedicato. In ogni caso io suono come mi sento nel senso che a venti anni con i capelli lunghi e gli orecchini mi piaceva urlare al suono di rock, oggi a quaranta qualche capello bianco e con la pancia mi sento più a mio agio con una musica più soft.
F.B. – Questo tuo ultimo lavoro hai scelto di non pubblicarlo fisicamente ma di renderlo disponibile gratuitamente sul web. Come mai questa scelta?
G.G. – La scelta è stata molto combattuta però poi ho deciso così per colpa del mercato discografico che è bloccato, in modo particolare per chi non ha un nome noto. In questo modo ho la possibilità di far ascoltare il mio lavoro anche a chi non comprerebbe mai il cd di uno sconosciuto.
F.B. – Dal vivo ti proponi da solo o con altri musicisti?
G.G. – In realtà negli ultimi giorni ho messo su un gran bel gruppo. Siamo in quattro: io voce e chitarra, Gabriele Frison al basso, Giuseppe Oggiano alle tastiere e Giuliano Rinaldo alla batteria. Sono veramente dei bravissimi musicisti con i quali si è creato subito un gran bel feeling e li ringrazio per aver voluto abbracciare il mio progetto.
F.B. – Hai partecipato a qualche Open-mic. Come giudichi questa iniziativa dell’Associazione Zonacustica?
G.G. – Si, ci ho partecipato e ci parteciperò ancora, è sempre un piacere incontrare gli altri amici chitarristi. Gli Open mic o Palco aperto sono una realtà che sta prendendo sempre più piede e questo è una bella cosa perchè permette agli artisti di potersi far conoscere.
F.B. – Riassumendo, i due cd fisici e quello liquido dove si possono trovare?
G.G. – Per le copie fisiche dei primi due cd potete contattarmi direttamente attraverso il mio sito www.giampierogueli.altervista.org. Guitar Drunk è anche acquistabile su tutti i siti di distribuzione digitale tipo itunes e cdbaby, per Amico mio basta andare su Soundcloud e digitare Giampiero Gueli o il seguente link https://soundcloud.com/giampierogueli/sets/amico-mio
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