di Felice Colussi
De Calamus è un gruppo particolare nel panorama folk italiano. In primo luogo per il territorio d’indagine da loro ricoperto, la Valle di Comino, con un dichiarato focus sull’uso della zampogna e dell’organetto. Si tratta di una valle situata al confine tra Lazio, Abruzzo e Molise e gli strumenti ancora in uso sono moltissimi, e tutti rientrano a far parte dell’universo sonore dei DeCalamus: zampogna, ciaramella, organetto, ocarina, chitarra battente, fisarmonica, flauti pastorali, tamburi a cornice, oltre naturalmente alla voce. In realtà alle voci, perché le cantanti del gruppo sono più d’una.
Il repertorio spazia dai canti legati ai cicli liturgici come le novene e le pastorali, ai balli campestri, fino a toccare le serenate e canti d’amore, componendo un ideale viaggio sonoro tra passato, presente e futuro alla scoperta dell’immenso patrimonio di storie, suoni e melodie della Valle di Comino.
Grande lavoro di ri-arrangiamento di melodie della tradizione orale, in questo lavoro, ma anche molte nuove composizioni in stile.
La formazione è piuttosto ampia, perché in realtà qui si tratta di una piccola orchestra, anche negli intenti, ed è formata da Maura Amata alla voce e Serena Pagnani alla voce e chitarra, Marc Iaconelli alla fisarmonica e alla zampogna; Massimo Antonelli alla zampogna zoppa e alle ciaramelle, ocarina e voce; Francesco Loffredi all’organetto; Luca Lombardi al flauto e all’ottavino; Laura Fabriani ai tamburi a cornice; Francesco Manna ai tamburi e percussioni mediterranee; Alessandro Del Signore al contrabbasso.
Il Basso Lazio continua a riservarci sorprese, in un mix di canti narrativi, serenate, canti di lavoro e danze tradizionali che racchiudono la poesia semplice, ma allo stesso tempo intensa della cultura contadina. In questo contesto, a colorare ogni brano è l’uso di una strumentazione prettamente acustica, in cui zampogna, ciaramella ed organetto dialogano, sul ritmo dei tamburi a cornice, avvolgendo ed accompagnando le tre voci che si alternano al canto.
Sono molti i brani contenuti in questo corpso album, che finalmente fa luce sulle musiche di un’area finora lontana dalle cronache e dai riflettori e della quale poco si sapeva: Vento by Calamus (A. Di Petrillo- M. Antonelli); Danza dell’albero di maggio (F. Agostini – M. Antonelli); Gli Arretine (R. Gulia – A. Cedrone – elab. L. Di Tullio); Seta e Malizia (R. Brancatisano – S. Pagnani – A. Di Petrillo- M. Antonelli); Glie Briegande (F. Cucuzzo); Donna (elab. O. D’Achille – M. Antonelli); Omaggio a Montemarano (A. Di Petrillo- M. Antonelli); Est (A. Di Petrillo – M. Antonelli) Nord e Sud (G. Perilli) Marcia dei zampognari ( A. Di Petrillo – M. Antonelli); L’asieateca di alvito (D. Bucilli – elab. A. Di Petrillo – M. Antonelli); Canti alla stesa e Ballarella piciniscana (elab. G. Astrei – M. Antonelli).
Bella la confezione e ottimo il lavoro produttivo, come tradizione dell’etichetta pugliese Digressione Music. Un disco che mancava nel panorama del folk italiano. Consigliato.
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