di Felice Colussi
Pollock Project è una realtà musicale composita e cangiante, che negli anni ci ha saputo affascinare per le se sue scelte originali e dense di stimoli, tra jazz contemporaneo, world music, post-prog, musica elettronica, arti visuali in delicato equilibrio fra classico e modernità.
Marco Testoni, creatore e mentore di questa bella realtà musicale, è musicista navigato e ben noto anche come autore di colonne sonore (Premio Colonne Sonore 2014 e Premio Roma Videoclip 2016 Compositore dell’anno). A lui, che ha suonato piano, handpan, percussioni, si devono tutte le composizioni originali contenute nel disco. A lui si affiancano, in questa formazione in quartetto, Elisabetta Antonini alla voce e live electronics, Simone Salza ai sassofoni e al clarinetto, ai quali si è aggiunto lo stile intenso e duttile del chitarrista svedese Mats Hedberg. Vi sono inoltre alcune collaborazioni d’alto livello come Primiano Di Biase (Dire Straits Legacy), Giancarlo Russo (Meteor Shower) e Guido Benigni (Acustica Medievale).
Già dalla sua prima traccia, L As In A Gift una canzone scritta da Marco Testoni con il testo della cantautrice irlandese Kay McCarthy, ma soprattutto con la title-track Speak Slowly Please!, una moderna ballad ispirata al libro di Julio Cortazar e Carol Dunlop (Gli autonauti della cosmostrada, ovvero un viaggio atemporale Parigi-Marsiglia), si capisce come l’evoluzione musicale del gruppo abbia l’abbia portato ad avvicinarsi alla forma canzone, non limitandosi come in precedenza alla musica strumentale.
Lo stesso Marco Testoni spiega così il titolo e il significato di questo nuovo disco: Speak Slowly Please è una piccola frase che nasconde bellissimi e semplici contenuti. E’ una richiesta di chiarezza, ma è anche un desiderio di capire il nostro interlocutore. Ti chiedo di parlare lentamente per comprenderti meglio e tu provi a farti capire non dando per scontato che io conosca bene la tua lingua. Sembra una sciocchezza ma non lo è affatto! Sia nel quotidiano che nella musica..
Fra le altre tracce dell’album troviamo Nana, un brano dedicato ai musicisti che accompagnarono lo strip di Aiché Nana che diede inizio alla Dolce Vita, e alcuni dei più noti pezzi dei primi tre album qui riarrangiati per la nuova formazione: Unnecessary, Pe No Chao e Impossible Humans. Infine non poteva mancare la rilettura di due pezzi strumentali riscoperti nella loro profonda novità: lo standard So What di Miles Davis e Watermelon in Easter Hay di Frank Zappa un brano incredibilmente lirico e poetico, tanto differente rispetto alla produzione del grande musicista americano. Due brani solo apparentemente lontani fra di loro, in realtà accomunati dalla straordinaria ed imprevedibile trasversalità dei suoi autori.
Gran bel lavoro, come i precedenti che già avevamo ammirato, con in più la bella voce di Elisabetta Antonini. L’uscita del disco è stata inoltre accompagnata dalla relativa proposta del videoclip di So What, personalissima rivisitazione del capolavoro di Miles Davis accompagnata dalle accompagnata dalle immagini dei live e foto degli iPhoneografi del Nem (New Era Museum).
Il disco è stato registrato al Kent Industries (LT), dal tecnico del suono Antoniomaria Cece. Il mastering è di Luca Pirazzi. La copertina è stata curata da Ale Sordi, le foto di copertina sono di Lorenza Somogyi Bianchi e Andrea Bigiarini.
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