di Felice Colussi
L’Aksak Project è nato intorno ad Achille Meazzi, compositore e polistrumentista, come un volubile laboratorio artistico, un combo sul quale di volta in volta s’innestano musicisti di diversa provenienza musicale dando vita a ricerche e sperimentazioni sonore attraverso il Mediterraneo.
Dopo l’esordio con Namar nel 2001, passando poi a Buonvento pubblicato a distanza di undici anni, arrivando infine al live Sonos Mundi del 2015, la formazione lombarda è andata alla scoperta di suoni, storie e culture differenti, attraversando idealmente le acque del Mare Nostrum che divide ed allo stesso tempo unisce tre continenti.
Dodici brani compenso questo nuovo disco, Trebisonda; sono in buona parte composti da Achille Meazzi, che come al solito si divide con grande maestria su tutta una serie di strumenti, dalla chitarra, al laouto, violoncello, oud, santur, ronco, charango, cuatro, aza, harmonium, al quale si sono aggiunti i vecchi i vecchi compagni di viaggio come Nico Catacchio al contrabbasso, Alberto Venturini al clarinetto, clarinetto basso, batteria, darbouka, djembè, daf, hang, udu, e Nicola Mantovani al sax soprano. New entry del progetto sono Eloisa Manera al violino, Gianni Satta alla tromba e al flicorno, Alessandro Cassanni al basso elettrico, Valerio Baggio al piano, Camilla Barbarito alle voce e ai recitativi e Marco Turati alla voce.
Trebisonda – dichiara l’Aksak Project nelle note di copertina – racconta un viaggio che, diversamente dai precedenti, non si snoda più lungo un itinerario di approdi successivi secondo una scansione temporale, stavolta si tratta di un viaggio che parte, va e si muove simultaneamente in più direzioni verso latitudini differenti a incontrare nuove musiche, altri saperi e rinnovati orizzonti emozionale. Europa, Asia, Africa e America Latina popolano e animano le tracce di questo disco sino a fondersi (e confondersi) per dare corpo e struttura al progetto che crediamo assolutamente sincero e originale.
Apre il disco l’intenso lirismo del brano Bosphorus con un tappeto di corde che offre spazi sognanti al violino e alle percussioni, seguito da Kalp sviluppato sul dialogo tra gli archi e il pianoforte di Roberto Cipelli.
Alba Silenciosa si regge su un’intensa prova vocale di Marco Turati. Le eteree atmosfere jazzy di Marecalmo dove le corde di Meazzi s’intrecciano la tromba di Gianni Satta che nella successiva Sahel è protagonista assoluta.
Aphorisme, morbidamente intrecciata sui versi di Alexander Pope e la successiva Contraluz ci conducono, poi, a Kalosorisma, una sorta di manifesto sonoro del gruppo, tra minimalisti e deliziose scelte timbriche, che esplode con Agouamala, già da loro proposta al Premio Andrea Parodi e cantata in sabir. La latineggiante Les Ombres e un Jazebao piena di swing aprono alla finale Nubes, cantata in portoghese.
Ancora una volta Aksak Project ci hanno consegnato un disco di grandissima classe . Che bella musica esce da queste tracce. Cercatelo, compratelo, ascoltatelo e fatelo ascoltare!
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