CARANAS, CARA 001, 1998 – SARDEGNA/ MUSICA TRADIZIONALE
L’associazione culturale cagliaritana Caranas 108 persegue la produzione e divulgazione di ricerche sulle “performing arts” e sulle tradizioni popolari con particolare attenzione al rapporto tra tradizione, contemporaneità e multimedialità. Tra le sue attività più recenti v’è la pubblicazione del CD Tajrà, il primo, di due volumi che rendono conto del progetto di ricerca “La voce creativa: moduli vocali tra tradizione popolare ed arte contemporanea”, prodotto dell’esplorazione sul terreno effettuata da un équipe composta da tre ricercatori: Gianni Menicucci, Sandro Fresi, Salvatore Patatu, con il coordinamento generale di Ritangela Spadola. Si tratta non solo di un lavoro sulla memoria, ma che intende essere anche il punto di partenza per uno studio comparato della musica sarda ancora tutto da intraprendere.
Il CD in oggetto raccoglie ventotto documenti musicali registrati nella Sardegna centro-settentrionale. Un secondo lavoro conterrà materiali appartenenti all’area centro-meridionale dell’isola.
Com’è noto la Sardegna offre un insieme considerevole di modelli di canto, di ritmi e di timbriche strumentali. Cosicché, il tratto distintivo dell’album è costituito dalla varietà dei materiali musicali, patrimonio di un territorio caratterizzato dalla forte conservazione di elementi arcaici, ed anche portato dei fertili scambi culturali tra le forme musicali autoctone e quelle arabe, catalane, corse, provenzali. Dinamiche il cui esito è tutto nella ricchezza degli stili, delle prassi esecutive e dei repertori sonori isolana. Interazioni antiche e moderne, come quelle messe in scena dal gruppo Iskeliu, che esegue in tre lingue (catalano, occitano e corso) un canto che riconduce all’estetica trovadorica, presente in Sardegna per tramite della mediazione catalana. Influssi rinvenibili nel frammento del canto Cant de la Sibil.la, intonato dai Calic di Alghero, fedeli alla partitura originale, ma arditi nell’uso degli strumenti (ghironda, chitarra, fisarmonica, contrabbasso). Ancora incroci nel duru duru – una formalizzazione ritmica-espressiva impiegata sia per la danza sia per far ballare i bambini sulle ginocchia – interpretato da Alberto Cabiddu, la cui voce sposa una kalimba africana. Nella ninna nanna corsa, che Ghjuvan Ghjacumu Andreani canta in sintonia con ghironda, kalimba e pivane, gli antichi quanto rari ormai flauti in corno. Nella proposta dei Mens Rea di un “villancico”, canzone affine alla frottola e alle villanelle, originariamente in forma monodica ed evolutosi in polifonia a partire dal XV secolo.
Tajrà è la malia delle voci femminili: Tomasella Calvisi, esecutrice di un Duru Duru e di Anninnia, canto di culla anch’esso ascrivibile tra le forme vocali più arcaiche dell’isola e la novantenne Maria Multineddu, che complice la chitarra, è splendida interprete di uno struggente canto a La Dispirata, in origine una forma di serenata. Magia della straordinaria pratica polivocale, che esprime temi religiosi e profani. All’aspetto devozionale del canto, profondamente emotivo, e sintesi di elementi arcaici e moduli appartenenti alla liturgia ufficiale, è dato ampio spazio nel lavoro. Così come trovano spazio le forme e i repertori profani, dai melismatici muttos, al rigoroso canto a tenores, dal canto a chitarra, così ricco di pathos, ma anche esemplificativo della ricca cultura musicale popolare che i chitarristi devono necessariamente possedere per sostenere le variazioni estemporanee dei cantadores, per finire con le complesse partiture dei cori galluresi.
In conclusione, non si può che definire La voce creativa un lavoro che è al contempo scientifico e poetico. Al di fuori d’ogni retorica, è uno tra i più bei dischi pubblicati in Italia nell’anno appena trascorso.
L’album, che è stato realizzato con il contributo della Regione Autonoma di Sardegna, sulla base dei fondi dell’art. 60 legge n.1/90, non è in vendita. Si può ottenere contattando direttamente l’associazione Caranas 108. Il suggerimento è di farlo senza perdere tempo.
Ciro De Rosa
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