di Alessandro Nobis.
Questo è il primo, bellissimo album registrato dal Circolo Mandolinistico di San Vito dei Normanni e testimonia la passione, la sincerità, la verve, la professionalità e la vivacità della scena mandolinistica pugliese che nei decenni è riuscita a conservare e perpetuare repertori che fino a non molti anni fa ancora erano eseguiti nelle botteghe artigiane, magari davanti a qualche osteria e nelle barberie durante le pause tra un cliente ed il successivo. Quella delle orchestre, dei circoli, delle suonate tra appassionatI e cultori di questo strumento a plettro nelle sue varianti non era infrequente anche in Italia Settentrionale come testimoniano numerosi ricordi e fotografie, almeno per quello che riguarda il veronese, dove vivo. Uno strumento che subì anche l’emigrazione, e per fare un esempio cito il caso del calabrese Rudy Cipolla, che nella bottega del padre – barbiere appunto, e sarto – a San Francisco imparò i rudimenti dello strumento fino a diventare riferimento per David Grisman e Mike Marshall, per citarne due.
Il repertorio di questo Dopobarba: armonie profumare dalle barberie di San Vito di Normanni è naturalmente vasto nei generi e rispecchia la curiosità, la voglia di misurarsi con le più diverse melodie: musica popolare nel più puro significato etimologico, la musica che la gente fischietta, canticchia, che ascolta alla radio e magari strimpella con la chitarra a casa propria lontano da orecchie indiscrete.
Gli amici di San Vito, così li chiamo immaginandoli durante una serata di prove, sono un’orchestra ben affiatata nata nel 1934 grazie a un’iniziativa del Prof. Francavilla e rinata quindici anni or sono per felice intuizione del Maestro Federico Di Viesto. Oggi le redini le tiene il trentenne Peppo Grassi, diplomato al Conservatorio di Brescia e motore del Circolo; il repertorio è diverso da altre orchestre di mandolini che propongono arie classiche e liriche, ed è arrangiato in modo efficace presentando un menù prelibatissimo che va dalle interpretazioni di canzoni storiche come Perduto Amore, Parlami d’Amore Mariù, Vecchio Frack e Boccuccia di Rosa a brani che non ti aspetti come “And I Love Her o The House of The Rising Sun (una versione che sembra uscire dal miglior spaghetti western di Leone) vicini a pizziche e stornelli.
Grazie alla Kurumuny che ha pubblicato un’opera di grande valore che spero goda di distribuzione adeguata in modo da raccogliere il consenso di critica e soprattutto del pubblico come merita.
Bellissimo, quasi commovente.
www.kurumuny.it
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