di Andrea Del Favero
Il primo a parlarmi di questo chitarrista triestino cresciuto a pane e blues fu Guido Toffoletti, con il quale Sponza registrò tre dischi. Poi avemmo modo di conoscerci di persona da un comune amico liutaio nella città giuliana ed ebbi modo di saggiarne la passione a apprezzare la qualità del suo suono, unito a una grande capacità di coinvolgere musicisti di valore nei suoi progetti.
Kakanic Blues fu un album realizzato con l’ensemble Mike Sponza & Central Europe Blues Convention, che comprende alcuni tra i principali esponenti della scena blues/jazz del Centro Europa e documenta le sue scorribande austro-balcaniche. Sponza ha poi collaborato con Bob Margolin, con il quale realizzò un disco, prima di giungere a Mike Sponza & Orchestra, un ambizioso e centrato progetto con disco con dvd realizzati dal vivo con l’Orchestra Sinfonica della RTV Slovenia: brani originali di Mike arrangiati per orchestra, registrati nella sua Trieste..
Nel 2016 è la volta di un disco registrato agli Abbey Road Studios, con la partecipazione di Dana Gillespie, indimenticata Maddalena in Jesus Christ Superstar.
Questo solo per citare gli aspetti più rilevanti della carriera di Mike Sponza, che negli anni ha incrociato la sua sei corde con Georgie Fame, Pete Brown, Lucky Peterson, Louisiana Red.
Ora con una lunga tournée estiva ha presentato questo suo ultimo lavoro, Made in The Sixties, una approdo quasi ovvio, verrebbe da dire, e come lui stesso dichiara nelle interviste di presentazione: C’era tanta musica in giro in quegli anni e mi è venuta voglia di vedere che cosa c’era in giro mentre si scriveva A whiter Shade Of Pale o Revolution…
Dieci brani per dieci anni, quindi, che ripercorrono le tappe fondamentali di quegli anni appassionati e appassionanti.
Un album dedicato agli anni ’60 – racconta ancora Mike Sponza – una decade per me molto affascinante sotto molti profili e su cui c’è molto da dire… è anche il periodo in cui sono nato e da un po’ di tempo pensavo di realizzare un disco su quel decennio. Dieci canzoni. Una per ogni anno. Dieci storie ispirate da eventi, fatti, persone, culture, idee, che si intrecciano per guardare gli anni Sessanta in una duplice prospettiva: il lato glamour e swinging da un lato, il lato buio e problematico dall’altro. Dieci anni controversi che hanno cambiato la cultura giovanile per sempre, il tutto filtrato con linguaggi musicali diversi: dal rock al latin, dal pop all’acustico, dal soul al rock’n’roll.
Gran bel disco, con un suono sontuoso e grintoso al punto giusto, con quel filino di cattiveria che serve e che ci si aspetta da un musicista curioso come Sponza, affiancato da un gruppo di collaudati musicisti e amici con i quali lavora da anni. E vengono da una regione asfittica di talenti e soprattutto di musicisti coraggiosi.
Un gran bel disco,da ascoltare con attenzione con un bicchiere di whisky (o di grappa) in mano, da mettersi in macchina ascoltando mentre, come dice Guccini, rombano via i TIR.
I brani del disco:
1960 – Made In The Sixties
1961 – Cold, Cold, Cold
1962 – A Young Londoner’s Point Of View On Cuban Crisis
1963 – Day Of The Assassin
1964 – Glamour Puss
1965 – Even Dylan Was Turning Electric
1966 – Spanish Child
1967 – Good Lovin’
1968 – Just The Beginning
1969 – Blues For The Sixties
Le foto sono di Matteo Prodan.
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