di Andrea Del Favero
Cristiano De André prosegue nel suo lavoro di re-interpretazione di alcuni dei passi più singolari della straordinaria carriera del padre, Fabrizio. Questa volta, in occasione del cinquantenario del Sessantotto, ci confezione una vera e proprio opera rock, basata su La storia di un impiegato. Un disco davvero importante, anche riascoltato a distanza di tanti anni, che in quegli anni forse rimase schiacciato dall’imponenza del lavoro su Edgar Lee Masters e dalle grandissime canzoni contenute in Rimini, scritte con la travolgente energia giovanile di Massimo Bubola.
Storia di un impiegato è stato un disco importante, pur risultando difficile, nel panorama dei cantautori cosiddetti impegnati negli anni Settanta; un disco che mette in discussione le basi su cui si fonda il potere. Un lavoro che lo stesso Fabrizio De André giudicava importante; ricordo come verso la metà degli anni Novanta Adele Di Palma, allora sua agente, insistesse con lui perché riportasse in teatro un’esecuzione dell’intero album.
Cristiano De André ha deciso ora di riarrangiarlo dal vivo come una vera e propria opera rock, aggiungendoci alcune evergreen del padre, di quelli che stanno bene ovunque, meglio della rucola e della panna. Ecco allora Fiume Sand Creek e Don Raffaè oppure Il pescatore. Bella la regia dello spettacolo, molto lineare, ma densa di contributi d’immagini e con un lavoro di luci degno di nota, il tutto opera di Roberta Lena. I musicisti che accompagnano De André junior sul palco sono Osvaldo Di Dio, Davide Pezzin, Davide Devito e Riccardo Di Paola, sotto la produzione artistica di Stefano Melone, che ancora una volta si dimostra musicista di grandissimo valore, se ancora avessimo avuto bisogno di conferme al riguardo.
Dopo che avevo arrangiato l’ultimo concerto del 1998, – queste sono le parole di Cristiano diramate attraverso il comunicato stampa della sua agenzia – Fabrizio mi chiese di portare avanti il suo messaggio e la sua memoria. Mi è parsa una bella cosa proseguire il suo lavoro caratterizzando l’eredità artistica con nuovi arrangiamenti, che possano esprimere la mia personalità musicale e allo stesso tempo donino un nuovo vestito alle opere, una mia impronta. Con questo tour voglio risvegliare le coscienze, mio padre diceva che noi cantanti portiamo un messaggio e in questo non posso che appoggiarlo.
Molto convincente dal vivo, ben costruito, ben interpretato da un Cristiano De André che pur con le sue discontinuità e il suo mal di vivere che spesso ne minano le intenzione, rimane uno dei musicisti più interessanti dei nostri giorni in Italia.
Uno spettacolo che vale la pena di vedere, in attesa forse, dell’ennesimo album dal vivo che alla fine andremo comunque ad acquistare.
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