di Andrea Del Favero
Un giorno, a un intervistatore che lo interrogava insistentemente, Claude Lévi-Strauss ha raccontato che prima ancora di essere capace di camminare, e quindi molto prima di saper leggere, dal fondo della carrozzina condotta dalla madre per le vie di Parigi, aveva identificato nelle prime tre lettere dell’insegna di un macellaio (boucher) e quelle del panettiere (boulanger) la medesima forma: bou.
Cercavo – diceva – già a quella età delle forme invarianti.
Pensate che bellezza! In realtà tutto il lavoro di un antropologo e anche dei più modesti osservatori della realtà come noi, sta in un gesto del genere: cercare ciò che resta in ciò che muta, sia che tratti di un rituale, così come di una maschera, un sistema culinario o di un tabù sessuale, l’incesto stesso se vogliamo. Strutturalismo quindi e, per dirla con Roland Barthes: l’uomo strutturale prende il reale, lo scompone, poi lo ricompone.
Ecco, noi abbiamo preso Folk Bulletin, l’abbiamo scomposto ora ve lo stiamo ricomponendo. Come diceva Guccini,
così diverso eppure sempre uguale……
Italo Calvino ricordava che il fondamento della libertà stava in quel pulviscolo di piccole ineguaglianze, abitudini, credenze, che i pianificatori della libertà hanno fatto di tutto per far scomparire.
Parlava di Lévi-Strauss, ovviamente, ma ci piace così tanto che lo prendiamo come nostro.
Buona lettura, nostri cinque amati e amabili lettori…
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