Erano altri tempi, tempi in cui timidamente i pionieri del folk revival nel nostro Paese cercavano di sprovincializzare un po’ il panorama italico, stretto fra le comode (ma neuropatiche) braccia del ricalco stilistico o le remote e impervie suggestioni che arrivavano dalla vicina Francia, dalla lontana Bretagna, dall’isolata Irlanda e anche un po’ d’Oltreoceano. C’era in giro un bel fermento, eravamo tutti giovani e speranzosi e ce la tiravamo anche un po’, sentendoci figli di Alan Stivell e nipoti di O’Carolan. Ma non tutti.
Scriveva così dieci anni fa il nostro direttore, Roberto G. Sacchi, proseguendo:
Controcorrente, battitore libero per scelta e vocazione, con il suo (e di Donata Pinti, Umberto Rinaldi e tanti, tanti altri…) Cantovivo, Alberto Cesa si faceva i fatti suoi. Totalmente incapace di prendersi troppo sul serio, sembrava non tenere in troppa considerazione né il successo di pubblico né i numerosi riconoscimenti internazionali ma non certo per snobismo o trascuratezza, tutt’altro. Alberto era così e così ci piace ricordarlo adesso che non c’è più.
Ma non ci basta. Alberto è stato anche un precursore: agli albori degli anni Ottanta, fece una cosa che allora non si usava: scrivere (in incognito) testo e musica di una canzone tradizionale piemontese, La bela Mariansun, e con questa prendere simpaticamente in giro l’allora paludato mondo della ricerca etnomusicale, lasciando molti di stucco quando rivelava la recentissima composizione di quel testo e quella melodia.
Da questo ricordo, aneddotico, ma per certi versi paradigmatico, allora ci venne un’idea: istituire a nome di Alberto un concorso annuale da svolgersi a partire dal 2011, ciò che oggi è il Premio Folkest – Alberto Cesa, una realtà che raccoglie ogni anno circa centocinquanta iscrizioni, dipanandosi su ben otto selezioni dal vivo, ad Arezzo, Loano, San Pietro in Cariano, Udine, Coreno Ausonio, Succivo, in ciascuna delle auli sono chiamati a esibirsi tre gruppi e solamente il primo di ciascuna serata raggiungerà la fase finale a Spilimbergo, nel corso delle serate centrali di Folkest. Ed è diventata una realtà che ha suscitato l’interesse del Nuovo Imaie, che ha deciso di supportarla, garantendo ai vincitori un importante finanziamento per la realizzazione di una tournée di almeno otto date.
Dieci anni son passati da allora e Alberto ci manca maledettamente, ma il Premio Folkest – Alberto Cesa ci ha consentito di rimanere ancora un po’ con lui, giusto per sentirlo dire un’altra volta dio fa, schersuma nein….
Gino Granata dice
Sono Gino Granata di Radio Città Bollate – Milano, conduco una trasmissione “An Triskell” dedicata alla musica tradizionale da molti anni, sono onorato di aver conosciuto Paolo Nuti che ha pubblicizzato nel 1981 la mia trasmissione di allora “TinNaNog ” di Radio Cicala – Paderno Dugnano nella rivista Folk Bulletin.
Ho avuto la fortuna di intervistare telefonicamente Andrea Del Favero