di Alessandro Nobis.
L’edizione 2020 di Folkest e in particolare le ultime giornate che come di consueto si svolgono a Spilimbergo, non è stata come le precedenti, come potete immaginare: un’edizione forzatamente procrastinata alla fine dell’estate e più raccolta, una direzione che a mio avviso andrebbe seguita anche in futuro e che può essere complementare a quella degli spazi aperti più adatti alle grandi performance. Il bellissimo e funzionale Teatro Miotto di Spilimbergo, che avrebbe dovuto essere una soluzione di ripiego rispetto alla stupenda piazza Duomo, ha nel migliore dei modi accolto le tre serate finali che hanno assegnato l’ambito il Premio Cesa ai lombardi Musica Spiccia.
Tra gli eventi programmati per quest’ultimo lungo weekend (da mercoledì 30 settembre a lunedi 5 ottobre) voglio soffermarmi sull’interessante incontro con Silvio Orlandi, liutaio e ghirondista e fondatore intorno alla metà degli anni Settanta con Maurizio Rinaldi e Gianni Vaccarino dell’ensemble Prinsi Raimund autore di un ottimo disco, Lo stallaggio del Leon d’Oro pubblicato nel 1979 e protagonisti di due edizioni di Folkest, quelle del ’79 e dell’80.
L’incontro si è svolto in una sala gremita – rispettando il distanziamento personale, grazie ad un discreto, ma attento servizio d’ordine – del bellissimo Palazzo Tadea, sala utilizzata per la prima volta da Folkest; brillantemente incalzato da Marco Salvadori (responsabile dell’area cultura del Comune di Spilimbergo) e Andrea Del Favero (direttore artistico di Folkest), Orlandi ha piacevolmente e puntualmente raccontato la storia della ghironda e in particolare di quella di Michèle, ovvero Michèle Fromentau.
La storia nasce in un armadio, quello dell’ufficio di Marco Salvatori che poco dopo l’inizio del suo incarico per l’amministrazione di Spilimbergo decide di dare un’occhiata al mobilio e in particolare al contenuto degli armadi in uno dei quali rinviene una custodia nera dalla forma un poco strana, l’apre e ci trova una ghironda: telefona quindi ad Andrea Del Favero per saperne di più e viene a sapere che la ghironda giaceva lì inutilizzata addirittura dal 2001.
Del Favero racconta molto affabilmente che in quell’anno era stato di un gemellaggio tra la città di Spilimbergo e quella La Chatre, nella regione del Berry, in Francia, considerata la patria della ghironda e sede di un importantissimo festival di liutai e musicisti organizzato da Michèle Fromentau (quello di Saint Chartier)ricercatrice e naturalmente suonatrice di ghironda. Spilimbergo donò a La Chatre un mosaico – e non poteva essere diversamente – e La Chatre ricambiò su idea di Michèle con una ghironda – e non poteva essere diversamente. La Fromentau lascia la direzione del festival nelle mani di Philippe Krumm e il rapporto tra Folkest e il Festival Francese iniziò a raffreddarsi, mentre a Spilimbergo qualcuno ripose lo strumento nel già citato armadio. L’occasione della chiacchierata con Silvio Orlandi era davvero ghiotta, ovvero quella di riportare in vita questo straordinario strumento in particolare, ricordando che la ghironda con tutte le sue evoluzioni morfologiche e tecniche ha accompagnato la musica tradizionale, medioevale, rinascimentale e barocca attraverso il tempo e che ancora oggi gode una notevole popolarità e seguito in Francia grazie ai numerosi liutai e alle scuole, come quelle di Saint Chartier, e in Italia grazie a musicisti e costruttori come appunto Silvio Orlandi.
La chiacchierata ha quindi raccontato la storia della ghironda di Michèle, ma è stata anche l’occasione per ascoltare la storia di questo strumento (un modello arcaico si trova perfino nelle miniature che accompagnano le Cantigas di Santa Maria raccolte da Alfonso X El Sabio nel XIII° secolo) attraverso appropriati esempi musicali e, lo voglio ribadire, grazie alla grande competenza e comunicatività di Orlandi e Del Favero.
Serate riuscite come questa non sono il semplice corollario al festival, ma sono la sua essenza, almeno all’idea di festival che ho in mente io. Ed è un vero peccato che alunni ed insegnanti delle scuole di Spilimbergo e dintorni, solitamente chiuse nel periodo estivo, non ne possano godere; potrebbe essere un formidabile volano per il Festival.
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