Ritorno al futuro
Nell’epoca della nostalgia e della retromania, della crisi ambientale e delle pandemie globali, immaginare il futuro sembra essere diventata un’impresa quasi impossibile. La musica, naturalmente, non fa eccezione.
La musica tradizionale, per definizione, guarda al passato. Ma guardare al passato non significa necessariamente voler andare indietro. Anzi: il passato può essere la miccia per tornare, infine, al futuro. A immaginare vie di fuga espressive, comunicative, artistiche. A inventare, attraverso il suono e le parole, mondi nuovi – senza dimenticarci di quelli da cui proveniamo. – Lancia così la nuova edizione Jacopo Tomatis, direttore artistico del Premio.
Il Premio Loano 2022, al compimento della maggiore età, celebra il futuro con il programma più giovane e futuristico della sua storia, dando spazio a una nuova generazione di musicisti tra i venti e i quarant’anni che nell’Italia di oggi sta prendendo la tradizione e la sta portando in nuove direzioni, progettando la tradizione di domani.
L’apertura della nuova edizione – giovedì 28 luglio in Piazza Italia – è affidata a Davide Ambrogio, vecchia conoscenza del Premio Loano. Davide Ambrogio, dalla Calabria, lavora sui suoni e sui ritmi dell’Italia meridionale tra chitarra, lira calabrese, tamburi, elettronica e voce. Il suo primo album Evocazioni e invocazioni ha attirato l’attenzione degli addetti ai lavori, rivelando un talento genuino e autentico.
Il lavoro sulla lingua materna accomuna anche la musica di Matteo Leone (28 luglio). Proveniente da Calasetta, sull’isola di Sant’Antioco in Sardegna, Leone ha deciso di applicare il suo dialetto, il tabarchino – parente strettissimo del genovese, importato dai pescatori liguri in terra sarda nel Settecento e rimasto quasi invariato – alla musica che sente più sua, il blues-rock. Il risultato è una musica senza confini e senza tempo, che per la prima volta ritorna nella stessa Liguria da cui era partita, tre secoli fa.
Leone sarà anche protagonista dell’incontro pomeridiano del 28 luglio, con il giornalista Guido Festinese e il chitarrista e autore Beppe Gambetta: Gambetta è un giramondo della chitarra, partito da Genova per diventare punto di riferimento della chitarra flatpicking negli Stati Uniti e nel mondo. Insieme ripercorreranno – strumenti alla mano – le molte strade del dialetto genovese nel mondo, dalla Liguria fino all’Africa e al Nuovo Mondo.
Dopo i concerti, a partire dalle 23.30, spazio alla prima edizione del Dopofestival con il collettivo musicale torinese In.Con.Tra.Da. (In-Contri, Con-taminazioni, Tra-dizioni, Da Sud a Nord) che riunisce musicisti, danzatori e artisti con l’obiettivo di promuovere il tradizionale come elemento di aggregazione.
Il Premio prosegue il 29 luglio con il concerto di Alessia Tondo, vincitrice del Premio Loano Giovani. Classe 1991, ha cominciato giovanissima sui palcoscenici del suo Salento, prima con Mera Mehnir insieme alla nonna, poi con Sud Sound System e, appena tredicenne, come solista dell’Orchestra della Notte della Taranta, diventando poi la voce del Canzoniere Grecanico Salentino. Il primo disco a suo nome, Sita, è un album acustico e delicato, originalissimo, nel segno di un songwriting bilanciato fra recupero di percorsi ancestrali e personali legati alla musica salentina e un certo folk-rock britannico.
A dividere la serata con Alessia Tondo ci sarà – a rappresentare la storia della musica tradizionale italiana – Fausta Vetere, che ritirerà il Premio alla carriera assegnatole nel 2021. Dal 1970 voce femminile della Nuova Compagnia di Canto Popolare, Vetere è forse la cantante in attività più influente della musica popolare italiana, capace di innovare il folk revival del Sud Italia traghettandolo nella world music, sempre con immutata classe, nobiltà e originalità, fino a oggi. Vetere si esibirà in un raro concerto acustico, occasione unica per riscoprirne il repertorio, e si racconterà in una chiacchierata pomeridiana con i giornalisti Enrico de Angelis e Ciro De Rosa.
Un’interessante via percorsa dalle nuove generazioni del folk italiano è, ad esempio, il lavoro sugli strumenti tradizionali. È il caso di Alessandro D’Alessandro, in concerto il 30 luglio, che ha fatto del suo organetto diatonico – strumento per eccellenza della musica popolare italiana – uno strumento totale, espandendone a dismisura le possibilità attraverso l’effettistica e la ricerca sui timbri. Per il suo primo album solista – Canzoni, scelto dalla giuria del Premio Loano come Miglior disco dell’anno – D’Alessandro ha rielaborato un pugno di brani storici della popular music, da Paolo Conte a Battisti passando per Elvis. Proprio come gli organettisti di una volta prendevano le canzonette di successo e le portavano dentro il mondo popolare.
Gli strumenti tradizionali – in questo caso tamburello e violino – possono anche dialogare con quelli elettrici, come nel caso di Mauro Durante e Justin Adams (30 luglio). Nel corso dell’ultimo decennio Durante ha trasformato il Canzoniere Grecanico Salentino – il gruppo di famiglia, che ha ereditato dal padre e che dirige dal 2007 – nel più famoso gruppo di pizzica al mondo. Ora ha unito le forze con uno dei chitarristi elettrici e produttori più apprezzati sulla scena world, Justin Adams (già al fianco di Robert Plant, Tinariwen e Rachid Taha): Still Moving, il loro primo album, uscito nel 2021, è tra i migliori dischi dell’anno per la prestigiosa rivista Songlines.
Chiude il programma l’appuntamento con il Premio Loano 2022, assegnato a musicisti o realtà che si siano distinti nella promozione e nella diffusione dei suoni della tradizione. Vincitore di questa edizione è Silvio Orlandi, tra i fondatori del movimento di folk revival in Piemonte, leader fra i molti del gruppo Prinsi Raimund, e uno dei principali promotori della riscoperta della ghironda, come esecutore, liutaio e didatta. Orlandi ne racconterà la storia nel corso di un incontro pomeridiano, moderato dal giornalista Ciro De Rosa e da Jacopo Tomatis, il 30 luglio negli spazi del Giardino del Principe.
Il Premio Città di Loano per la Musica Tradizionale Italiana è nato diciotto anni fa come laboratorio permanente sulla musica folk, e promuove e valorizza la produzione contemporanea di musica tradizionale di radice italiana attraverso il coinvolgimento di artisti, etichette discografiche, giornalisti e operatori culturali. È organizzato dall’Associazione Compagnia dei Curiosi in collaborazione con l’Assessorato al Turismo e alla Cultura del Comune di Loano, e con il contributo della Fondazione A. De Mari e della Marina di Loano. La direzione artistica è a cura di Jacopo Tomatis, con la collaborazione di Ciro De Rosa, Enrico de Angelis e Annalisa Scarsellini. Partner del Premio Loano sono il Premio Andrea Parodi e Folkest.
Lascia un commento