di Felice Colusssi
Un disco alchemico, nelle sue magie sonore e nelle sue suggestioni: ricordate il Conte di Saint-Germain
Sì quello dei Rosa Croce, che teorizzava l’avvento di una nuova dottrina sapienziale, laddove l’immagine della rosa tutto sublimava e compenetrava. Simbolico fiore legato a Iside e ai segreti iniziatici, abbastanza naturalmente trasmigrata nell’iconografia mariana cattolica.
Non ignaro dei precedenti storici ha iniziato questo suo nuovo sogno Vincenzo Zitello, ispirandosi a un’antologia poetica curata da Elisabetta Motta e pubblicato da Pendragon, che vede insieme nove poesie di Mariangela Gualtieri, Davide Ferrari, Fabio Pusterla, Alberto Nessi, Fabio Franzin, Donatella Bisutti, Tiziano Fratus, Corrado Bagnoli e Franco Loi, impreziosite dagli acquerelli di Luciano Ragozzino.
Benché questo fiore fosse già presente nel mio immaginario e nei miei ricordi – ricorda Vincenzo – sono state le suggestioni della poesia a guidarmi nelle composizioni, condizionando le scelte strumentali e tematiche. La decisione di utilizzare lo stesso titolo sia per i brani musicali che per i capitoli del libro è dovuta al fatto che mi interessava far cogliere l’origine dell’ispirazione. La rosa è piena di impressioni sonore legate al tempo: il suo fiorire e appassire scandisce il divenire del nostro esistere, proprio come la musica che si ascolta e termina nel silenzio.
Nato inizialmente come un disco di sola arpa bardica (con le corde in metallo) e alla particolare tecnica esecutiva che essa impone all’artista, ha visto il nostro farsi prendere la mano, impreziosendo via via il lavoro, grazie alla collaborazione di alcuni amici di grande livello: Laura Garampazzi alla tromba, cornetta, euphonium, flicorno tenore, trombone, Fulvio Renzi al violino e alla viola, Claudio Rossi al violino, erhu, lap dobro, irish bouzouki e mandolino, Daniele di Bonaventura al bandoneon, Mario Arcari all’oboe d’amore, Rinaldo Doro all’organetto diatonico e alla ghironda, Alfio Costa all’hammond, Carlo Bava alla ciaramella, Glen Velez al bodhran e Roberto Gualdi alla batteria. L’ascolto ci consegna poco più di quaranta minuti di musica intensa ed evocativa nel corso della quale si fanno notare l’iniziale Nel mistero della rosa con il raffinato dialogo tra arpa e archi, seguita da La rosa della vigna, con i versi di Davide Ferrari e dove ha modo di farsi notare l’organetto di Rinaldo Doro e la ciaramella di Carlo Bava. La successiva Le rose senza pace la sola arpa fa da corona alle liriche di Fabio Pusterla. Fragile sorella dei poeti è forse il pezzo di maggior impatto sonoro, con una ricca orchestrazione con arpa, archi e fiati. Rosario d’amor rimanda alla composizione poetica di Fabio Franzin, e Rosa alchemica ai versi di Donatella Bisutti. Una rosa al posto del cuore, s’intreccia romanticamente con la parole di di Tiziano Fratus, e ci prende per mano per condurci a La rosa che non sa e alla finale La rösa, legata alle parole di Corrado Bagnoli e Franco Loi. L’ultima rosa e Attilio Bertolucci mettono alla fine un punto fermo di questo ennesimo disco sapientemente costruito con cuore e saggezza da Vincenzo Zitello, grande strumentista, sì, ma soprattutto raffinato compositore che travalica i generi.
Artista | VINCENZO ZITELLO |
Titolo | Le voci della rosa |
Label | Telenn |
Supporto | CD |
Anno | 2023 |
Sito | www.vincenzozitello.it |
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