Non fermatevi alla cupa immagine di copertina e alle infinite foto dedicate alla boxe, con i due nostri giovani eroi truccati da pugili in varie pose: in realtà è una dedica al padre, recentemente scomparso di Shona e grande appassionato della noble art… Detto ciò, non ci resta che parlar della musica. Signori, gran bella musica, ben suonata e ben arrangiata. Ottima la scelta dei brani, in parte tradizionali, tra i quali brilla “P stands for Paddy”, e di composizione, spesso degli stessi titolari dell’album. Tra questi ultimi si nota un’aria per cornamusa di Jean Blanchard e fa davvero piacere come alcuni giovani musicisti dimostrino questo rispetto per i musicisti della generazione precedente la loro. Questo è una cosa che in Italia non capita molto. Nella massificazione televisiva che ci bombarda, la ricerca del nuovo e del giovane a ogni costo fa perder di vista il senso della memoria storica dei percorsi culturali. Shona Kipling alla fisarmonica e Damien O’Kane alla chitarra e al banjo passano a pieni voti l’esame del secondo disco con un prodotto piacevole ed energico, circondati da una band di giovani, quali Aidan O’Kane al basso, Aaron Jones al bouzouki, Reed Ingram Weir al bodhran, Peter Tickell al violino, Rachel McShane al violoncello e David Wood al bouzouki.
Ah, sì… a proposito… siamo dalla parte di Newcastle e agiscono sotto l’influenza di Karen Tweed, ma questo non è un limite, anzi…
Andrea Del Favero
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