Come ammette nel suo libro Musica Dentro, Paolo Fresu è consapevole dell’azzardo che può rappresentare l’operare commistioni tra linguaggi musicali distanti. Eppure, egli avverte l’esigenza esistenziale, svincolata da tendenze à la page, di relazionarsi ad altri mondi sonori ma prima conoscendoli a fondo. Non si configura come un’improvvisata, quindi, il suo condividere la scena col settetto polifonico còrso A Filetta, in un lavoro discografico che è tra i suoi meno jazzistici.
Attivo dal 1978, il gruppo della regione della Balagna rappresenta uno dei frutti di u Riacquistu, il movimento culturale a carattere identitario, emerso in Corsica partire dagli anni Settanta del secolo scorso, che ha portato, tra le altre cose, alla riscoperta del patrimonio musicale locale e alla rinascita delle pratiche di canto tradizionale popolare, religioso e profano.
Nel tempo A Filetta è diventato l’ensemble di punta nella perpetuazione viva della straordinaria polivocalità isolana, incentrata fondamentalmente su una struttura a tre parti, attraverso la scrittura di nuove composizioni e il continuo relazionarsi con altri contesti sonori ed artistici.
Oltre alla tromba e al flicorno del berchiddese, con loro è il bandoneon del fermano Daniele di Bonaventura, altro musicista raffinato e dalla mentalità aperta, autore di pagine per teatro e danza, abile a spaziare dalla musica classica alla contemporanea, dal jazz al tango fino alle musiche di tradizione orale. Il coro A Filetta, che in còrso significa felce o felceto, è composto da Jean-Claude Acquaviva (seconda) Paul Giansily (terza), Jean-Luc Geronimi (seconda), José Filippi (bassu), Jean Sicurani (bassu), Maxime Vuillamier (bassu), Ceccè Acquaviva (bassu). Il sodalizio con Fresu data già quattro anni, gli artisti hanno avuto modo di conoscersi, suonare insieme, studiare i materiali da condividere, prima di arrivare ad incidere un album, che è pensato “come se fosse ‘live’ senza lavori di pre-produzione o post-produzione […]”, spiega Fresu in una bella intervista raccolta da Guido Festinese (Alias 19 Febbraio 2011, p. 15).
Mistico Mediterraneo è carico di pathos in apertura con il tema cantato in latino “Rex tremendae”, che con “Figliolu d’ella” – qui Fresu interagisce con il canto còrso tessendo note che rendono un pronunciato sentimento d’afflizione – proviene da Di Corsica riposu, requiem pour deux regards”, scritto da J.C. Acquaviva nel 2004. “Liberata”, tratto da un documentario sulla Resistenza còrsa nel II conflitto mondiale, mette in luce il mantice, che in solo o in coppia con la tromba si ritaglia uno spazio fortemente lirico o sostiene la solennità del canto. Tre brani derivano dall’incontro di A Filetta col parigino Bruno Coulais, noto compositore di colonne sonore: “Le lac” riprende un mantra tibetano, “Gloria” è perfetta interazione tra voci umane, strumentali ed elettronica, “La folie du Cardinal”, anch’essa in latino, mette al centro il superbo colore vocale dei còrsi su un impianto musicale prevalentemente iterativo. Da parte sua di Bonaventura contribuisce con tre brani: “Gradualis”, siglata con J.C. Acquaviva, dove il settetto vocale si adagia sul soffio morbido di bandoneon e tromba o li contrappunta; e gli strumentali “Corale”, col mantice ad assumere, a tratti, le sembianze di un organo, ad interloquire col fraseggio luminoso dei fiati, poi a giocare su note misurate, e “Sanctus”, brano conclusivo del disco, intreccio delizioso tra gli strumenti del sardo e del marchigiano, che nella sequenza finale accrescono il portamento devozionale. Un contributo giunge anche dal compositore di polifonie contemporanee Jean Michel Giannelli, che firma “Da te à mè” e “Scherzi veranili “, i cui testi si devono alla penna del poeta còrso Petru Santucci. Da incorniciare “Dies Irae” e “U sipulcru”; nel primo il fraseggio di Fresu ribatte o si sovrappone magnificamente alle voci còrse, per librarsi nel finale in un’improvvisazione pregna di tensione, nel secondo, in origine realizzato per una rappresentazione della Passione a Calvi all’inizio degli anni Novanta, voci, ottoni ed elettronica ci regalano ancora accorata emotiva e profondità sacrale. Album capolavoro, assolutamente da non perdere nella versione concertistica!
Ciro De Rosa
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