DUNYA RECORDS 1999 – FOLK PROGRESSIVO, PIEMONTE
Terza prova per Ariondela, l’ormai ben conosciuto trio vocale femminile, dopo la cassetta d’esordio “Mirasol” (1994), di impostazione esecutiva ancora tradizionale, e “Dona bianca”, il primo CD del 1996, che aveva già segnalato il gruppo come una delle realtà più interessanti nel panorama italiano, in un settore poco battuto come quello vocale, senza dimenticare la collaborazione con la Piva dal Carner per il suo secondo (e purtroppo ultimo) lavoro.
“Beica” (ossia “guarda”) è un album veramente riuscito, opera di un trio che ha ormai raggiunto una notevolissima maturità e le cui potenzialità sono cresciute ulteriormente dopo l’ingresso di Samuela Gallinari a fianco di Alba Spera e Maria Adelaide Negrin.
Il progetto di Ariondela è suggestivo: trovare un terreno comune fra la musica tradizionale (e tale è la stragrande maggioranza dei brani) e la musica colta, i cui stilemi sono prevalenti a livello esecutivo. E già al primo ascolto, anche se si tratta di un album da gustare a poco a poco, scoprendone continuamente sempre nuove ricchezze e nuove sonorità, il bersaglio appare perfettamente centrato e il CD scorre con grande fluidità ed eleganza.
Il repertorio è molto vario e attinge naturalmente al patrimonio tradizionale piemontese, con un occhio di riguardo a quello franco-occitano, ma non mancano alcuni brani di composizione, frutto della penna di Maria Adelaide Negrin, fra i quali segnaliamo la dolcissima “Ninna nanna della fontana” e il divertissement “Bagna caoda calypso dixie”.
E’ quasi un peccato citare alcuni pezzi e trascurarne altri, ugualmente validi, ma è chiaro che anche il gusto soggettivo del recensore chiede un suo spazio. E allora vorrei ricordare il brano che dà il titolo ad CD, “Beica”, dove una canzone a ballo del Canavese viene riproposta utilizzando le forme del Kan Diskan bretone, l’affascinante “L’amitié d’une hirondelle”, offerta nel calore di un’esecuzione registrata dal vivo nella cattedrale di Beaulieu, la trascinante “Sento il fischio del vapore”, la complessa “Le premier jour du mois d’avril”, in cui la storia del soldato ferito in battaglia e che prima di morire vorrebbe rivedere il suo amore è arricchita da una Scottish e da una Bourée scritte da Maria Adelaide, la commovente “Sisilia”, che altro non è se non la versione canavesana della famosissima “Cecilia”.
Molto curiosi, ma anche coinvolgenti ed efficaci nel creare un “sapore d’antico”, gli inserti recitativi (detti e proverbi metereologici nell’introduzione, le filastrocche infantili nella “Suite di ninne nanne”) e l’azzeccato “rumorismo” da vecchio vinile nella già citata “Bagna caoda calypso dixie”.
In questo modo varietà e qualità contribuiscono a fare di “Beica” uno degli eventi discografici di questo 1999, a dire il vero non particolarmente ricco di produzioni significative, e inseriscono con pieno merito Ariondela fra gli act più interessanti della scena folk italiana e forse europea.
Paolo Zara
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