Al primo impatto Mary Gauthier può dare l’impressione di una persona introversa, ma nel corso della chiacchierata che ho avuto con lei al ‘Sonar’ di Colle Val d’Elsa dopo il sound check si è sciolta e, in una atmosfera amichevole e rilassata, abbiamo parlato a ruota libera di tutto: musica, politica, religione, esperienze personali.
Il Sonar è un ex-capannone industriale ben attrezzato in località Gracciano di Colle Val d’Elsa (Siena). Ha un mega impianto da musica rock (ed infatti vi si svolgono soprattutto concerti rock) con grandi diffusori da eventi all’aperto ed una ottima acustica, che hanno reso buono e godibile il suono.
Perché Mary Gauthier approdasse al Sonar è stato importante il coinvolgimento di Musicastrada [www.musicastrada.it], una associazione di musicisti, tecnici, fonici, light-designer, macchinisti teatrali, fotografi, editori indipendenti, cameraman, grafici, creativi etc. diretto da due musicisti, Andrea Lupi e Davide Mancini, entrambi presenti al Sonar. Tra gli eventi musicali che organizza in Toscana c’è il “Musicastrada Festival”, nato nel 2000, che vede concentrati ogni anno, dalla seconda metà di Luglio a fine Agosto, in un itinerario alla scoperta di luoghi accoglienti e incantevoli, dai 25 ai 30 appuntamenti musicali. Con gli anni il Musicastrada Festival è diventato un festival multimediale dedicato non solo alla musica ma anche alla fotografia e al video, nonché ad installazioni che riuniscono queste tre forme artistiche. Dal 2010 Musicastrada ha iniziato ad organizzare anche grandi eventi in Club e Teatri della Toscana, tra i quali, ultimo in ordine cronologico, quello di Mary Gauthier.
Per quanto riguarda l’organizzazione della intera tournée italiana di Mary, la gestione è stata della Pomodori Music [www.pomodorimusic.com] del cantautore Andrea Parodi, anch’egli presente al concerto.
Non avevo riscontri della diffusione delle canzoni di Mary, ma molti degli spettatori hanno mostrato di conoscere i brani del suo repertorio, tanto che ad un certo punto, alla domanda di Mary “Any request?”, sono stato bruciato sul tempo da una voce che ha suggerito uno dei miei brani preferiti, “Sugar Cane”.
From Thibodaux to Raceland there’s fire in the fields,
All the way up the bayou from Lafourche to Iberville.
Dirty air, dirty laundry, dirty money, dirty rain,
A dirty dark at daybreak burning the sugar cane.
(da “Sugar Cane”)
Dalle numerose incisioni di Mary avevo sempre apprezzato la sua voce, coinvolgente, emozionante; sensazioni completamente confermate dal vivo. Sulla chitarra non è una virtuosa, ma lo stile è quello giusto: sa essere dolce o aggressiva a seconda dell’atmosfera del brano e sostiene perfettamente il fiddle di Tania. Sulla quale ci sarebbe da aprire un capitolo. È giovane, anche se dimostra meno della sua età, ha l’aria da ragazzina e una padronanza assoluta dello strumento. I più addentro alla musica acustica d’oltreoceano la ricordano fiddler dei Duhks, la originale band franco-canadese. Tania gioca molto sulle timbriche basse e utilizza effetti – come il delay – che creano un’atmosfera molto suggestiva. Quando poi, alla richiesta di bis, Mary le ha lasciato la scena, Tania si è esibita in un assolo di più di tre minuti sulla melodia della “Reel du pendu”, un classico strumentale da danza della tradizione franco-canadese, che ha strappato applausi a scena aperta. Arpeggi sulle cinque corde (suona un violino con una quinta corda, un ‘C’ basso), martellati, pizzicati, glissati: un concentrato di tutto lo scibile del fiddler eseguito con un timing perfetto che ha lasciato a bocca aperta anche i non esperti.
Il concerto non ha avuto cali di tensione, il pubblico ha seguito affascinato ed entusiasta, la lingua inglese non è stato un ostacolo alla comunicazione, anche se i testi delle composizioni di Mary meriterebbero una lettura più attenta, attraverso la quale cogliere alcuni aspetti della sua complessa personalità.
Mary non si è mai esibita a Roma, quando le ho proposto di organizzare qualcosa nella mia città per il prossimo tour si è mostrata entusiasta. Anche Andrea Parodi ha appoggiato la mia proposta per cui c’è la possibilità anche per il pubblico romano di apprezzare prossimamente questa originale e sensibile cantautrice.
“Sono stata abbandonata da mia madre appena nata. La madre della donna della coppia che mi ha adottato era italiana, arrivata in America dalla Calabria con la massiccia immigrazione del passaggio di secolo, tra la fine dell’800 e l’inizio del 900; il suo cognome era Lusco. Mi è stato detto fin da piccola di essere stata adottata e a un certo punto ho cercato di risalire alla mia madre naturale per conoscerla, farmi spiegare i motivi dell’abbandono … ma la legislazione americana proibisce qualsiasi contatto in questo senso. Questa esperienza mi ha segnato per la vita, ha condizionato le mie scelte e ne porto ancora dentro le conseguenze. Ho intitolata una delle mie composizioni ‘The foundling’ (Il trovatello) e seguo e finanzio per quello che mi è possibile strutture che assistono questi bambini sfortunati; sono stata recentemente in una associazione di questo tipo in Inghilterra e andrò in questi giorni in un’altra struttura simile che ha sede a Firenze.”
A foundling, a foundling looking for home,
Wanders through darkness and travels alone.
A baby unwanted unloved and unblessed,
Left on a doorstep an’ unbidden guest.
A shivering shadow a child with no name,
Severed surrendered sinking in pain.
(da “The Foundling”)
“Le mie radici musicali sono in tutta la musica acustica americana, ma ci sono dei songwriters che considero rilevanti per gli stimoli che mi hanno fornito e dai quali ho cercato di carpire l’abilità di costruire un testo giocando sul senso ma anche sulla sonorità delle parole. Parlo di Bob Dylan, Guy Clark, John Prine, Joni Mitchell, Townes VanZandt. Da non trascurare è anche l’influenza di Hank Williams. Tra i songwriters più recenti che apprezzo ci sono Darrell Scott, Lori McKenna, Gillian Welch, Patty Griffin.”
“Non mi considero una grande chitarrista e non è mai interessato diventarlo. Uso la chitarra per accompagnarmi, perché credo fermamente che l’importante della musica che propongo siano i testi. Voglio trasmettere messaggi, anche forti, e spero di coinvolgere la gente che mi ascolta arrivando al cuore. Spesso i contenuti delle mie canzoni partono da alcune delle mie esperienze personali.“
I hated high school, I prayed it would end.
The jocks and their girls, it was their world, I didn’t fit in.
Mama said, “Baby, it’s the best school that money can buy,
Hold your head up, be strong, c’mon Mary, try.”
I stole mama’s car on a Sunday and left home for good,
Moved in with my friends in the city, in a bad neighborhood.
Charles was a dancer, he loved the ballet,
And Kimmy sold pot and read Keroac and Hemingway.
(da “Drag Queens in Limousine”)
“Quando compongo mi viene in mente indifferentemente o una melodia o un argomento attorno al quale sviluppare un testo, poi procedo fin dall’inizio di pari passo: musica e parole devono crescere insieme ed essere in sintonia.“
Sulla vita di Mary girano diverse storie, che spesso hanno un fondo di realtà ma sono meno drammatiche di come vengono descritte. A proposito del suo arresto quando era una teenager mi racconta:
”Non avevo ancora diciotto anni e lavoravo ad un lavaggio di automobili. Una volta trovai in una macchina dei soldi e me li presi. Tutto qui.”
“Per quanto riguarda la politica, in America sembra non interessare più a nessuno. Io ho votato Obama e sono convinta di quello che ho fatto, ma incredibilmente ho scoperto che un’alta percentuale di razzisti ha votato per lui, un nero.”
Alla domanda di cosa conosce del mondo politico italiano, ha dimostrato di esserne al corrente, lasciandosi andare a commenti molto precisi nei confronti dell’attuale Presidente del Consiglio e concludendo l’argomento con:
“Non è pensabile che un paese possa essere governato da una persona che ha un totale controllo dell’informazione e dei media”.
A proposito del recente sodalizio musicale con Tania Elisabeth:
“Sono entusiasta di Tania. Lei ha cominciato a suonare il fiddle all’età di tre anni ed è vissuta nell’area franco-canadese. Suona uno strumento di liuteria fatto su misura per lei: ha cinque corde – la quinta corda è un C sotto il G – che gli conferisce un timbro tra una viola ed un violoncello.”
Ho volutamente tralasciato di farle domande da gossip sul sesso e Mary lo ha apprezzato. Ognuno è libero di scegliere il proprio comportamento, personalmente valuto positivamente chi dichiara apertamente la propria omosessualità.
“Sono gay, sono sempre stata gay, e non c’è problema, quindi non ne faccio un problema. Non ha alcuna importanza riguardo allo scrivere canzoni …”
Open act
L’open act del concerto di Mary Gauthier era affidato a Giulia Millanta, accompagnata da Paolo Loppi. Giulia è una cantautrice toscana che compone in lingua inglese e si accompagna con la chitarra, consentendosi anche alcune divagazioni all’ukulele. È emersa alla ribalta partecipando nel maggio 2010 all’Acoustic Guitar Meeting Festival di Sarzana e vincendo il premio Carisch “New Sounds of Acoustic Music”. Era la seconda volta che la ascoltavo e sono stato colpito nuovamente soprattutto dalla voce, matura e coinvolgente. Con la chitarra è molto precisa, ha un suono pulito, ottimo timing. Mi riservo di intervistarla a breve in occasione di una sua performance vicino Roma.
Non conoscevo Paolo, dichiaratamente un metallaro ‘pentito’, che ha ben sostenuto il suo ruolo con assoli molto interessanti, dimostrando una grossa padronanza della tastiera della chitarra.
Mariano DE SIMONE
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