Domenica 5 giugno 2011 al teatro Astrolabio di Villasanta (Monza), il giovane arpista e multi-strumentista Adriano Sangineto ha incantato il numeroso pubblico presente con uno spettacolo davvero coinvolgente. Solo musicista sul palco (tranne che nell’ultimo brano, nel corso del quale si è fatto accompagnare dalla deliziosa voce della sorella Caterina che, forse, sarebbe stato il caso di coinvolgere in maniera più continuativa) si è mosso con eleganza fra cinque arpe diverse: una celtica, una cromatica a quarantotto corde, una elettrificata (da lui definita “arpa pop”), una di minuscolo formato e una assai rara, l’arpanetta, tutte realizzate appositamente per lui dal padre Michele, abilissimo liutaio.
I cinque strumenti hanno rappresentato “il filo conduttore di una performance
variopinta” che ha dimostrato la versatilità di uno strumento che soltanto una diffusa pigrizia mentale relega nel ristretto ambito della musica classica da camera. Il giovane musicista si è mosso con naturalezza tra melodie popolari, musica celtica irlandese e bretone (e qui i richiami al grande maestro Alan Stivell erano inevitabili), una spruzzatina di rock (ma porto tuttavia con il necessario buon gusto) e composizione sue ricchissime di echi provenienti dalla sua vastissima cultura musicale che si abbevera a varie fonti nazionali e internazionali.
Oscillando tra sperimentazione e tradizione, esplorando nuove possibilità ritmiche e timbriche, ha saputo destare curiosità e divertimento. Dedicata al centocinquantesimo anniversario della nostra Repubblica, una medley di musiche regionali italiane (da O mia bela madunina a Funuculì funiculà, da C’era una volta una gatta all’Inno di Mameli), ha suscitato emozione e divertimento e, soprattutto, fiduciosa attesa in una sua futura e feconda stagione creativa.
Tito Saffioti
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