FREECOM FRFO0305, 2005 – FOLK CONTEMPORANEO/PAESI BASCHI
Lotuneak, in basco, significa più o meno “legami”, “radici” e già dal titolo possiamo intuire quale sia stato il sentimento dominante del chitarrista di Donostia da molti anni residente a Verona. No, non certo la nostalgia più banale e un po’ mielosa, quanto piuttosto un mix equilibrato fra ricordo e rispetto, fra condivisione e distacco, fra ricerca della memoria e voglia di vivere del presente con la propria musica. Lasciate da parte le sperimentazioni anche elettriche di “Laberintoa”, oggi Balen si muove su canali più dolci, scopre dentro di sé una vena melodica di prima grandezza e spreme dalla sua chitarra classica quello che serve, ricacciando ogni tentazione di ridondanza o tecnicismo fine a se stesso. Lo aiutano dei compagni di strada di gran levatura, primo fra tutti lo straordinario fisarmonicista Joxan Goikoetxea, il fiatista inglese Geoff Warren e Salvatore Maiore alle corde gravi. Il risultato è un disco caratterizzato da arie morbide, atmosfere delicate ma dotate di buona struttura armonica e spesso anche ritmica nonostante l’assenza di percussioni di ruolo. Il quartetto interpreta con stile cameristico composizioni di Balen e brani ispirati dalla tradizione basca – i più convincenti – avendo come unico obiettivo quello di produrre buona musica, cercando di proporre una propria libera interpretazione dell’essere ensemble acustico moderno ma fortemente coperto alle spalle dalla consapevolezza delle radici, dei legami… Lotuneak, appunto. La nostra traccia preferita? “Fandango”, la danza basca per eccellenza, qui riletta certo più come momento di passione interiore che non come pretesto per fare quattro salti.
Roberto G. Sacchi
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