PROMO MUSIC PMCD0815, 2008 – FOLK CONTEMPORANEO/MONDO
Dopo l’Orchestra di Piazza Vittorio a Roma e l’omologa di via Padova a Milano, ecco da una delle città più multietniche d’Italia, Genova, la risposta: la Banda di piazza Caricamento, che prende il nome da uno dei suoi luoghi più tipici, vicino al porto, luogo di partenza e d’arrivo, facile metafora per una musica che non vuole avere confini. Progetti come questo, dal preponderante valore extramusicale, mal si prestano alla necessaria sintesi di una recensione, ma cercheremo ugualmente di darvene un’idea. Gli oltre venti musicisti coinvolti provengono da Paesi africani, asiatici, centro e sudamericani, europei e dall’Italia, come il direttore Davide Ferrari (degli Echo Art); la proposta ha in sé i connotati di una ricerca sui suoni più disparati e la loro possibilità di convivenza, che se ha facile approdo nelle numerose percussioni e corde utilizzate, più ardua sfida appare quella di miscelare voci così diverse ed espressioni così distanti da un comune sentire. Un ruolo quasi marginale hanno, e crediamo sia una scelta giusta, gli strumenti della musica moderna, come il basso o la tromba, il cui suono inevitabilmente più mainstream avrebbe potuto incidere negativamente sul risultato, negandone in parte l’originalità. Anche dal titolo, così didascalicamente indicatore, risulta evidente la volontà di creare un insieme non omogeneizzato alla globalizzazione del world più scontato, in cui ci sia giusto risalto per le differenze sia pure in uno spirito di assoluta integrazione. “Musica del caos in equilibrio” ci pare una definizione soddisfacente e un ritratto attendibile della società contemporanea che esprime queste contraddizioni, non soltanto musicali, e ce le impone come attenzione non più celabile. Un disco che, per la sua intrinseca ricerca del particolare, è di fruizione progressiva, come un bel dipinto che di primo acchito propone certe chiavi di lettura e poi, a una osservazione più profonda, ne impone altre, senza contraddizioni o prevaricazioni di un ingrediente su un altro. Segno questo che il progetto a monte è forte e valido, e che la frettolosa e sospettosa definizione di “musica d’occasione” che abbiamo letto riguardo alle altre due citate esperienze è qui non solo imprecisa ma decisamente inadatta, fortemente limitatrice, profondamente ingiusta. Questa, che piaccia o no, sarà una delle musiche del futuro prossimo, di cui Babelsound è prezioso anticipatore.
Dario Levanti
Lascia un commento