Storici vincitori assoluti del primo concorso “Suonare a Folkest” di qualche anno fa, la band toscana prosegue nel proprio estroso cammino. Dopo la autodefinita “musica onirica per film immaginari” ora ci propongono questa, altrettanto autodefinita, “musica per ciarlatani, ballerine e tabarin”. Sottotitoli evocativi che ironizzano sulla funzionalità della musica e sul ruolo marginale e strumentale che ricopre nella società di oggi: questo potrebbe far pensare a un noioso disco “a tesi”, in cui la musica –tutt’altro che liberata- si piega a sua volta alle volontà di dimostrare qualcosa. E invece no. Infilato nel lettore il Cd, ci si lascia prendere la mano da un’allegra, crescente follia, talora volutamente esasperata, tal’altra più contenuta, in un vortice di fonti ispirative e stilistiche che se hanno nello swing un apparente tratto d’unione, sono pronte a cambiare subito registro per portarci a Napoli attraverso una scala misolidia o in Romagna con un valzer destrutturato e rigenerato. Ancora una volta, Camillocromo è riuscito a stupirci regalandoci qualcosa di inatteso e consapevole.
Non possiamo che esserne lieti www.camillocromo.it
Roberto G. Sacchi
Lascia un commento