A quarant’anni dalla sua prima pubblicazione ,in disco LP, la Squilibri di Roma ripropone questo lavoro di Otello Prefazio, L’Italia cantata dal Sud, con la presentazione originale di Carlo Levi integrata con scritti di Domenico Ferraro e Giancarlo Governi.
L’occasione sono i 150 anni dell’Unità d’Italia, ma la raccolta di canti presentata da Profazio nasce lontano da celebrazioni, revisioni storiche, rivisitazioni più o meno strumentali del Risorgimento e discorsi sull’unità nazionale che spesso ci accompagnano in questo anno. E questa è anche la forza e la drammatica attualità del CD che svela come tante speranze, illusioni di libertà, aspettative di una vita migliore siano state infrante e disattese dal “nuovo potere” rappresentato dai Piemontesi che repressero queste istanze di cambiamento, trasformando il Sud in una sorta di colonia da sottomettere.
Profazio racconta di un Meridione che non trova spazio sui libri di storia e di un popolo che esprime attraverso il canto i sentimenti più veri e profondi , senza mediazioni e sconti per nessuno, compreso quel Giuseppe Garibaldi che tante speranze aveva suscitato tra i contadini e il sottoproletariato.
Non è quindi un “istant book” che sfrutta un particolare momento storico, ma è il risultato di una lunga e meditata ricerca, selezione e riproposizione di canti della tradizione e d’autore, che raccontano con disincanto e senza retorica come hanno vissuto quegli eventi le popolazioni del Sud. In questo senso è estremamente significativo il breve brano, uno stornello, che apre e chiude il CD “Fatto strano” che recita “ Sciuri di granu/sciuri di granu/ dicìtimi: è o non è ‘nu fatto stranu?/ Nascìa in Sicilia e sugnu italianu” e La leva, canto contro la coscrizione obbligatoria introdotta dai vincitori.
Profazio con una dosata alchimia di repertori popolari e composizioni originali, parla dell’epopea garibaldina, ma non dimentica i mali antichi che affliggono il Sud e in particolare la mafia, raccontata con le parole di Ignazio Buttitta nel testo Lamentu pi la morti di Turiddu Carnivali e l’emigrazione a cui dedica La canzone dell’emigrante e Addio bella Sicilia.
Il contributo in apertura di Domenico Ferraro accompagna il lettore non solo all’ascolto del CD, ma ricostruisce il percorso artistico del cantastorie calabrese e il suo rapporto non facile con il mondo del folk e del folk revival a partire dagli anni Sessanta del Novecento. Un percorso per certi versi atipico, ma che oggi viene seguito e fatto proprio dal molti giovani artisti che a vario titolo si richiamano al mondo dei cantastorie.
Le immagini contenute nel libro sono tratte da una popolare pubblicazione di fine ‘800 “L’Illustrazione popolare”. Un periodico, che come scrive Ferraro:” di grande diffusione fra le famiglie, specie quelle settentrionali… che si sofferma spesso sul mito di Garibaldi , quasi che la riproposizione della sua leggendaria figura , cara soprattutto ai ceti umili, potesse far passare in secondo piano i problemi irrisolti e le contraddizioni che avevano segnato i primi decenni dello stato unitario”.
Il CD in aggiunta ai brani de L’Italia cantata dal Sud, contiene una composizione del 1967 Parlamento, Parlamento e una versione di Guvernu ‘talianu con Daniele Sepe e l’Arl Esemble of Soccavo.
Tra epica ed ironia Profazio delinea una dolente “controstoria” dell’Unità d’Italia che anticipa di quasi mezzo secolo il fiorire di riletture e rivisitazioni delle vicende risorgimentali.
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