Paimpol 2011 – Decima edizione di uno dei più importanti festival europei dedicati ai canti dei marinai e ai canti dei “mari del mondo”. Un festival bretone – che si tiene in una zona che già di per sé merita un viaggio – che dal mare parte per andare oltre i repertori che sanno di salsedine e di vento.
Partiamo da una breve storia del festival.
Paimpol non è solo un festival di musica, è anche e innanzitutto è una riunione di navi, barche e battelli tradizionali con vele multicolori che fanno di Paimpol, già un bel paese di per sé, un’esplosione di tinte, di accostamenti cromatici, di riflessi.
Creato nel 1989 il festival si interrompe nel 1991, finché una nuova associazione lo rilancia con cadenza biennale nel 1997. Il 2003 è dedicato alle musiche delle rive del Mediterraneo (Maghreb, Corsica, Sardegna, Italia, Egitto, Provenza, …) con un pubblico di 110.000 spettatori, il 2005 all’Est e alle coste dal Mar Morto al Mar Baltico (Estogna, Polonia, Romania, Slovenia, Spagna, Bulgaria, Islanda, …), il 2007 all’Africa, il 2009 alle Americhe e il 2011 ai paesi di origine “celtica” (Irlanda, Scozia, Bretagna, Asturie, Galizia, Galles, Cornovaglia, …).
Qualche informazione sull’atmosfera che si respira: un’atmosfera di festa ininterrotta per 3 giorni. Per il festival viene chiuso l’accesso all’intero porto (per entrare è necessario il biglietto: sul posto 20 euro al giorno e 40 euro l’abbonamento) e le varie banchine si riempiono di bancarelle e di luoghi di ristoro variegati e profumati. I concerti e gli eventi si svolgono in contemporanea in sei diversi punti (di questi uno è dedicato ai bambini e un altro vede come palco un battello): non c’è che l’imbarazzo della scelta. Inoltre l’organizzazione predispone animazioni varie tra le banchine musicali (ad esempio con diverse bagad che animano le banchine a suon di bombarde e cornamuse). E se si tiene conto che su ogni palco si svolgono giornalmente dai sei agli otto concerti, la spesa di 20 euro è ampiamente giustificata.
I gruppi? Vediamo di fare qualche nome tra i tanti: Chieftains, Carlos Nuñez, Dan Ar Braz, Gwendal, Aodan, Llan de Cubel, Susana Seivane, Milladoiro, Kila, Cabestan, Altan, Les frères Morvan, Simple Minds, … Insomma di tutto e di più, dalla testimonianza vivente di due delle voci storiche bretoni più importanti (i fratelli Morvan) a gruppi che con tradizioni e folk hanno ben poco a che fare, ma che hanno la capacità di richiamare il grande pubblico (Simple Minds). E non mancano certo i veri e propri canti dei marinai demandati a nomi noti (Cabestan, Djiboudjep, …) e a una miriade di gruppi minori.
Insomma un festival interessante con una formula intelligente, capace di incontrare palati molto diversi e di coinvolgere pubblici di ogni età. E quando poi la cornice dell’evento è un porto sgargiante di colori, anche le nuvole e la pioggia – che in Bretagna sono come il pane sulle tavole italiane – rappresentano un contorno accettabile.
Tiziano Menduto
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