Gioia è lo stato d’animo che meglio descrive le sensazioni provate quando ai primi di luglio ho trovato in un espositore la locandina di Vincoli Sonori. Sebbene in fisica si definisca “vincolo” una restrizione nei gradi di libertà di un sistema, già dalla lettura del programma della sedicesima edizione ho potuto iniziare a pregustare un festival sempre più adulto e capace di esplorare i più diversi aspetti e contaminazioni della world music di impronta balcanica e yiddish.
La kermesse, che ha visto alternarsi sul palco oltre 70 artisti, si è aperta sulle note della Banda Tam Tam, ovvero del bel risultato del laboratorio di musica di insieme della Scuola Popolare di Musica organizzata da Sfera Culture, l’associazione che ha già dato vita ad altre formazioni di successo tra cui BandaKadabra e che continua anno dopo anno a regalarci questo splendido festival. L’entusiasmo di questi giovani musicisti ha poi lasciato spazio alla voce calda e profonda della parigina Noëmi Waysfeld che, insieme ai suoni di una incantevole fisarmonica (Thierry Bretonnet) ed altri ottimi strumentisti, ci ha cullato in un viaggio ideale che è andato dalle fredde steppe della Siberia alle spiagge assolate del mediterraneo. La grande esperienza e l’intesa profonda che lega questi artisti sono poi state la base dell’amalgama musicale che ci ha regalato dei veri e propri dialoghi tra Noëmi e i suoi musicisti.
La maturità di Vincoli Sonori è però emersa nel secondo giorno quando si sono alternati sul palco il fantasioso incontro di due tradizioni musicali forti: quella occitana e rom dei Bruskoi Triu e la sperimentazione klezmer dei francesi Babayaga. Un doppio concerto che ha visto prima il Bruskoi Triu con scottish dalle sonorità inusuali (che a tratti richiamavano le musiche malinconiche di Yann Tiersen) alternate a sfrenate danze rom, e dopo Babayaga con un curioso mix di suoni e stili yiddish, manouche, funky che Yann Le Glaz e compagni, partendo da standard klezmer, hanno saputo sapientemente creare nella splendida cornice di Piazza San Donato.
L’assenza completa di “vincoli” si è poi esplicitata durante la terza sera quando la carovana del festival si è trasferita a Collegno: un grande palco per una grande band. La cosmopolita formazione de La Cherga ha creato per una sera un magico equilibrio tra reggae, dub, balkan brass, jazz, drum ‘n’ bass ed elettronica. Un concerto che, come hanno in precedenza dimostrato nei principali festival europei, è stato tutto da ballare.
La quarta sera è il turno degli Abnoba, un gruppo di giovani e talentuosi artisti piemontesi e valdostani che non hanno messo barriere alla loro musica. Partiti dalla riscoperta di strumenti antichi come le cornamuse, sono arrivati alle avanguardie della musica folk ed a melodie che si perdono nella notte dei tempi.
L’elettronica non è una novità a Vincoli Sonori, ma mai si era vista in una veste così commerciale. Con i DelaDap – ancora sconosciuti in Italia – si è violato questo tabù ed il festival ha portato sul palco un dj set complesso ed articolato, composto da Stanislav Vana, una cantante e diversi musicisti, che hanno proposto quello che loro amano definire “urban gypsy sound”. Partendo da melodie tradizionali sconfinano nell’urban pop ma sempre mantenendo in vista i loro caratteri distintivi, che vanno dai testi in romanes ai suoni che, comunque, riconducono alla nuova musica da club mitteleuropea.
Le ultime due sere poi si fondono insieme in una ridda di suoni, colori e tradizioni: la rumena Fanfara Ciocarlia ci ha affrontato – vista la loro imponenza non si può dire altro! – con un muro di suoni irresistibili, fatto da arrangiamenti impeccabili. La sapienza con cui hanno saputo esportare il suono tipico delle gypsy brass band nelle colonne sonore di film e negli standard jazz ha un qualcosa di magico ed ha trovato il suo apice con una versione magnifica di “Summer Time” per soli tromba e basso tuba.
Il sipario sulla sedicesima edizione di Vincoli Sonori è calato con i fuochi artificiali della macedone Kocani Orkestar che ci ha fatto ballare dall’inizio alla fine con il loro suono travolgente unito ad una spontaneità ed una generosità commuoventi. Il concerto si chiude dopo numerosi bis suonati ai piedi del palco, con i musicisti attorniati da una folla danzante. Quale fine migliore di una festa in perfetto stile rom per una così bella edizione di Vincoli Sonori?
In conclusione posso dire che ho assistito ad un festival che ha ampiamente dimostrato la sua maturità artistica, priva di preconcetti e barriere culturali. Insomma, un festival che per le edizioni future, come unico vincolo può avere i tagli alla cultura che in questo periodo di ristrettezze economiche siamo sempre più usi vedere, subire ed accettare. Speriamo veramente che non accada anche per questo piccolo gioiello, perchè sarebbe una grave perdita per tutto il panorama culturale italiano.
Giorgio Cotto
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