Fresco vincitore, e con pieno merito, della Targa Tenco per l’opera prima, questo disco necessita per parlarne di una premessa. Avendo la fortuna di conoscerne personalmente i produttori artistici (Nives Agostinis e Bruno Cimenti) avevo ricevuto dalle loro mani il CD senza alcun commento o presentazione ma con un imperativo: “Ascoltalo!”. Un lungo viaggio notturno si era subito dopo rivelato la sede ideale per il primo impatto, avvenuto senza aver avuto il tempo o l’opportunità di sapere qualcosa di più sul cantautore e sui musicisti che lo accompagnano. E dal primo ascolto “L’ombra della mosca” era subito uscito con ottimi risultati di intelligente piacevolezza, con qualche tributo a Max Manfredi (che non avevamo faticato a riconoscere fra gli ospiti) e la presenza di alcuni musicisti del “giro” del cantautore dl “Luna Persa”, come Marco Spiccio e Matteo Nahum. E poi la cover di “Libertè” dell’ingiustamente dimenticato Franco Fanigliulo (spezzino come Angelini), una ghost track con l’inganno (un esercito di voci di cantautori amici che offrono i loro camei senza essere citati nel libretto). A tutte queste facezie si aggiungano testi davvero ispirati e tanta, tanta musica… forse anche troppa, dato che il rischio di scivolare nell’eclettismo più di una volta si concretizza, ma senza fare disastri. Le opere prime, per definizione, non possono essere perfette e “L’ombra della mosca” non è un disco perfetto: ma stavolta i giurati del Tenco (io compreso) hanno visto giusto; Cristiano Angelini è uno che farà molta strada e “L’ombra della mosca” è davvero un ottimo punto di partenza.
Roberto G. Sacchi
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