Crediamo non esista in Italia (e sia raro anche altrove) un gruppo formato dai membri di una stessa famiglia (genitori e figli) impegnati a suonare uno strumentario composto quasi esclusivamente da arpe e salteri costruiti dal capofamiglia, quel personaggio tutto particolare che risponde al nome di Michele Sangineto, noto su scala europea come liutaio (soprattutto arpe e derivati), collezionista, inventore di strumenti, entusiasta più che appassionato calabrese in Lombardia, rapito dalle suggestioni celtiche ma non solo. Lui ha scelto per sé il salterio ad arco contralto, la moglie Paola si esibisce all’arpa, al salterio ed all’organistrum (l’antenato della ghironda), la figlia Caterina suona organo portativo, salterio, arpa, organistrum e il figlio Adriano Salteri, arpa e arpanetta, curioso piccolo clavicembalo dalle corde pizzicate a mano, noto anche come cetra del barbiere o arpa da tavolo.
Beh, avrete capito che di curiosità questo disco ne suscita molte, e anche l’ascolto certo non delude, rivelando un repertorio che spazia dalla musica medievale (Landini, Caldara) a O’Carolan, da Alan Stivell (grande amico di Michele, costruttore di una delle arpe suonate in concerto dal bretone) a Vincenzo Zitello (che ha appositamente scritto un pezzo per questo disco), dai tradizionali inglesi e irlandesi alle composizioni, niente male, dei giovanissimi Adriano e Caterina. Un disco fatto col cuore ma anche con la competenza necessaria a far rivivere suoni inconsueti. E consola molto, e incoraggia, vedere due giovanissimi coinvolti nel progetto di famiglia, come si usava una volta e come si usa ancora, fortunatamente, in casa Sangineto. Onore al merito.
Roberto G. Sacchi
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