Davvero interessante questo ritorno sulla scena de La Moresca, un gruppo che dopo il successo del loro secondo Cd “Senza cchiù terra” (2001) non aveva dato più notizie di sé. Innanzitutto, ci piace l’assunto iniziale esplicitato nel titolo che, tradotto, suona così: amore, tribolazione, rabbia e devozione, una sorta di apologo sull’esistenza vissuto attraverso i suoi quattro capitoli fondamentali. E questa ripartizione emotiva è il modello cui s’informa l’opera, articolata in una struttura quadripartita inframmezzata da intermezzi vocali. Quattro contenitori di brani musicali in cui trovano via via posto arcaiche serenate irpine, brani dell’Ottocento napoletano, testi gitani, composizioni originali, liriche barocche del poeta grottesco Sgruttendio, versi del mistico Giovanni della Croce, addirittura una versione in napoletano arcaico dell’”Inno di Akenaton”, che si tramuta in una suggestiva “Jesce Sole”. Forte della sua struttura rigorosa che ne fa un concept album di coinvolgente lettura, ben suonato da Alfredo Notarloberti (violino), Fabio Roselli (percussioni), Giovanni Migliaccio (corde, voce e percussioni), Paolo Di Giorgio (chitarre, oud e mandoloncello), Salvatore Zeno (flauti) e ancora meglio cantato da Tilde Punzo e Vittorio Acone, “Ammore, Trivolo, Currivo e Devozione” è un disco a tinte forti, senza mezze misure, che “acchiappa” già dal primo ascolto e che, nonostante l’argomento e i riferimenti, si presenta come assolutamente laico, contemporaneo, profondamente umano. Prezioso l’apporto di alcuni ospiti, in particolare di Marcello Colasurdo impegnato in una memorabile improvvisazione. Un gradito ritorno, davvero ben riuscito, per il gruppo che meglio si candida a raccogliere la grande eredità della Nuova Compagnia di Canto Popolare.
Dario Levanti
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