Mishmash, termine che in varie lingue racchiude svariati significati associati al concetto di mescolanza, è il nome che si è dato l’ensemble acustico costituito da Marco Valabrega (violino, viola, kemang, voce), Domenico Ascione (chitarra, oud), Bruno Zoia (contrabbasso) e l’iraniano Mohssen Kasirossafar (zarb, duff), ai quali si aggregano, come ospiti, il produttore Paolo Modugno (gambrì) e Laura Polimeno (voce).
Il nome restituisce a perfezione le coordinate espressive del quartetto che crea un percorso musicale sorprendente e suggestivo, veleggiando liberamente tra il complesso di suoni che abitano il Mediterraneo, l’est europeo e il mondo mediorientale. Nello scrigno di Delta convivono melodie klezmer, romanze sefardite, brani tradizionali persiani e temi dell’insigne compositore iraniano contemporaneo Alisadeh, un paio di dinamiche composizioni di Ascione, la cui via musicale si snoda lungo un tragitto estetico che dai Balcani conduce al Medioriente (Sailing Home ed A dancing Harp sono tra le perle del CD), e perfino una sfavillante suite tratta dal repertorio “popolare” di Bartók, quest’ultimo imprescindibile punto di riferimento scientifico ed artistico.
E non sembri disomogeneo il loro indirizzo musicale per la varietà delle fonti sonore, perché i Mishmash hanno la piena consapevolezza di esplorare stratificazioni millenarie e confluenze di mondi musicali che potrebbero sembrare distanti, ma che sono stati messi in comunicazione da antiche e moderne circolazioni di genti e di idee.
I tratti dominanti di quest’album sono la singola nitidezza dei timbri unita alla naturalezza del suono d’insieme. Un lavoro d’esordio che è già maturo e che senza remore poniamo tra le più brillanti produzioni italiane degli ultimi tempi.
Ciro De Rosa
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