Riccardo Targhetta voce solista e percussioni, Fabiano Guidi Colombi chitarre, Mirko Zanzarin basso, Stefano Santangelo mandolini e Alessandro Chiarelli violino sono gli ottimi componenti del Mideando String Quintet una formazione acustica che come si evince dal comunicato stampa allegato al cd intende proporre quella che loro definiscono new acoustic music ovvero “…un sound nuovo e inconfondibile dove i testi d’autore e le raffinate armonie vocali sono arricchite da influenze pop, rock e jazz…” Questo loro nuovo cd, il quarto dopo L’inverno dei coltelli, Bootleg! e Viaggio ci offre numerosi spunti che avvalorano i propositi musicali enunciati dalla formazione. Il brano migliore secondo chi scrive è Mio capitano che apre il disco. La canzone con violino e mandolino sugli scudi e le voci in bella evidenza si ascolta piacevolmente ed è un ottimo biglietto da vista per il gruppo con le sue suggestioni tra jazz, country e musica classica. La magia sonora creata da Mio capitano purtroppo non si ripete nel resto dell’album che non riesce ad entusiasmarci nemmeno dopo ripetuti ascolti. Intendiamoci, i musicisti sono tutti bravissimi e non stupisce quindi che il gruppo abbia ricevuto parecchi riconoscimenti suonando in ogni parte del mondo.. Alcuni di loro sono sicuramente dei virtuosi nel suonare il loro strumento ma il risultato finale resta, purtroppo, confinato in un piacevole e dignitoso easy listening. Eppure brani che potevano dare grandi emozioni c’erano, a partire da Ora che una canzone in cui la voce molto italian mainstream pop del seppur bravo Targhetta (più sicuro nelle composizioni in italiano che in quelle in inglese) appiattisce in qualche modo il tentativo di far convivere tematiche bluegrass con la canzone d’autore mediterranea. E questo è un “difetto”, almeno a mio parere, che si estende anche al resto dei brani, ma che pur procurando qualche perplessità a chi scrive, potrebbe invece risultare efficace passando attraverso le onde trasmesse dalle nostre radio nazionali . Tra i brani in evidenza una versione cameristica del classico old time Turkey in the straw, il classico della Carter Family Will the circle be unbroken in una versione che miscela progressive latin jazz con il country rock della Nitty Gritty Dirt Band e il talento futuristico di Bela Fleck; e due proposte interessanti e provocatorie ovvero un brano dei Queen perfettamente eseguito in stile west coast ed il classico anni ottanta Video killed the radio stars in cui Africa e l’Irlanda si incontrano a metà strada.
Roberto Di Giovanni
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