Che il combat folk, inteso come specializzazione grintosa e schierata del folk rock, abbia da tempo esaurito la sua energia propulsiva, è notizia non nuova, sulla quale tutti paiono concordare. Non è nostra intenzione mettere in dubbio il libero arbitrio di “Buscadero” e Brigate Lolli e il loro diritto di segnalare questo disco fra i migliori dell’anno: giudizio rispettabilissimo e anche in parte condivisibile (nel senso della professionalità con cui è realizzato), ma vorremmo sapere di quali particolari meriti il Cd in questione si sia ricoperto. Forse proporre una cover dei Gang, “Comandante”, non certo la miglior traccia del disco? Forse ripercorrere con non eccessiva originalità la strada già viaggiata a fondo da tutti i figli legittimi e illegittimi dei Pogues e dei Modena City Ramblers? Forse mescolare le timbriche degli strumenti etnici (fiati e corde) alla ricerca di un sound d’impatto che purtroppo risulta inevitabilmente già sentito? Nati dalla volontà di Dario Canossi, fresco reduce dall’esperienza con i De Sfroos, e giunti al loro terzo disco, i Luf non riescono ancora a staccarsi dal cliché tranquillizzante ma abusato del suono “di confine”, che se da un lato facilita loro l’immediatezza del consenso, dall’altro li consegna alle tutt’altro che meritevoli lusinghe del mainstream. Eppure le idee, il cuore, le teste non mancano… Peccato, dovremo aspettare il prossimo disco per poterli apprezzare per quel che, sicuramente, valgono.
Dario Levanti
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