Poul Lendal non è un musicista qualsiasi. Da molti considerato quasi come uno dei padri della musica tradizionale danese e del suo revival, Lendal ha all’attivo ben 35 anni di partecipazione alla scena folk danese. Innanzitutto con i Lang Linken (icona della musica tradizionale danese), ma anche con gli Harpens Kraft e sporadicamente, come ospite, con la Lars Liholt Band, con i Serras,… Insomma un carnet piuttosto ricco di esperienze che oggi raduna per questo disco, il suo primo disco a solo, dove raccoglie brani registrati in studio e live con tanti di quegli ospiti che questa recensione non ha sufficiente spazio per menzionarli tutti.Non è un disco che, come qualità, può competere con altri titoli della migliore e più originale discografia nordico-scandinava, tuttavia ci permette di posare gli occhi su una produzione molto differenziata, variegata e ricca di aperture che, con esiti diversi, è la storia del revival danese e delle esperienze di Lendal. Musica vocale di ricerca, brani ballabili (con sconfinamenti continui in Finlandia e Svezia), brani con arrangiamenti progressive folk, altri con componenti rock e/o jazz, spesso in situazioni live particolari che conservano il clima e la magia del momento che le ha propiziate. Difficilmente del disco potrà piacere tutto – è troppo eterogeneo – ma sono molte le melodie per cui val la pena di ascoltarlo con attenzione. Che strumenti suona Lendal? Nelle diverse tracce di questo disco suona un po’ di tutto: dal violino, alla ghironda, passando per percussioni, flauti armonici, scacciapensieri, kantele e chitarre elettriche.
Tiziano Menduto
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