Capita quasi sempre, nella carriera di un musicista, di sentire il bisogno di tracciare la riga del totale: fuor di metafora, concepire un disco che riassuma in chiave critica e analitica tutte le proprie esperienze artistiche fino ad allora vissute. Per Michele Pucci, chitarrista friulano di estrazione flamenca, il momento è giunto con Ama, fresco di stampa per l’etichetta Folkest Dischi. Mimbrales, Pucci-Venier, La Sedon Salvadie, La Frontera… sono solo alcune delle proposte artistiche alle quali Michele ha dato o continua a dare il proprio contributo di un chitarrismo sanguigno e partecipato, sorretto da una tecnica invidiabile e una grande capacità di condivisione o, se preferite, di musica d’insieme. Alla guida di una pattuglia di partner di consolidata esperienza -Luciano Marangone (basso elettrico), Paolo Mappa (batteria e cajon), Stefano Andreutti (percussioni), Giuliano Prada (flauto), Francesco Grosso (voce), Vittorio Vella (tastiere)- Michele Pucci mette in musica proprie poesie o improvvisa su temi strumentali di chiara matrice progressive, colorando il tutto con pennellate di flamenco e jazz, latino-americano e funky. Ognuno dei partecipanti al progetto dà il massimo tecnicamente, dimostrando una immedesimazione veramente lodevole e suonando al meglio delle proprie possibilità: ciò fa di Ama un disco pienamente riuscito.
Resta il grande interrogativo, comune a progetti di questo tipo, che coinvolge la sfera delle motivazioni e delle intenzioni, e che ci fa chiedere: Dove stiamo andando? Ma non è indispensabile porsi questa domanda: forse è meglio ascoltare e non chiedersi nulla, godendo del piacere immediato dei bei momenti che Ama sa regalare.
Dario Levanti
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