Cosa poter aggiungere ancora riguardo a una autentica icona del canto popolare mondiale? Di lei si è scritto e letto di tutto, dai suoi primi passi in arte come ballerina del Tropicana al quartetto Las D’Aida, dal debutto discografico con Magia Negra del 1959 fino a questo disco celebrativo (ma non monumentale) dei suoi sessant’anni di carriera. Non monumentale perché non sancisce e non cristallizza nulla, risultando essere piuttosto una tappa, non finale, non consuntiva, del suo percorso artistico. Infatti, insieme alla collaborazione storica con Silvio Rodrigues, Pablo Milanés, Jorge Drexler, Chucho Valdéz e Chico Buarque, in questo Gracias troviamo anche la testimonianza dell’inizio di nuove partnerships artistiche, altrettanto prestigiose, come quella con il contrabbassista israeliano Avishai Cohen e il percussionista indiano Trilok Gurtu. Segno, questo, che il percorso musicale di Omara è tutt’altro che finito e che il futuro potrebbe riservarci ancora ottime sorprese.
Cuba, specialmente in questi ultimi anni, ha ricevuto svariati tributi discografici. Ma ci arrischiamo a definire questo di Omara Portuondo uno dei più sentiti e interiorizzati e questo grazie soprattutto alle doti interpretative della cantante e alla sua capacità di comunicare le emozioni e i sentimenti di un’isola: canzoni come Nuestro Gran Amor, Amame Como Soy, Lo Que Me Queda por Vivir sono lì, pronte a testimoniarlo.
Dario Levanti
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