Miglior ricordo per Andrea Parodi, indimenticata voce della Sardegna ancor prima che dei Tazenda, non avrebbe potuto essere concepito. Tre giorni di concerti, incontri e scambi in un clima di contenuta celebrazione, la commovente esperienza multimediale del Museo a lui intitolato, un’organizzazione complessa ma efficiente guidata dalla moglie Valentina Casalena e dalla Fondazione in memoriam da lei diretta, la direzione artistica di Elena Ledda, nove gruppi in gara provenienti da varie regioni italiane, ospiti di caratura internazionale, due giurie qualificate e comprese del loro ruolo… Difficile condensare in poche righe quello che è successo in questi giorni di tiepido autunno isolano, difficile soprattutto trasmettere l’emozione di essere parte di un’iniziativa così sentita e partecipata.
Cominciamo allora dalla notizia più importante, quella relativa agli artisti meritevoli delle varie categorie di premi previste dal regolamento. Vincitori assoluti, vincitori del premio della critica, premiati per la migliore interpretazione il duo sassarese Elva Lutza, una proposta minimale e accattivante che si appoggia sul chitarrismo folk tutto cuore di Gianluca Dessì e sulla voce e tromba con sordina di Nico Casu: forti di una rara capacità di comunicare hanno realmente conquistato platea e giurie. Miglior musica originale e migliore arrangiamento alla cagliaritana Laura Mura, altra piacevole scoperta che meriterebbe quantomeno notorietà nazionale. Ultimo dei premi in palio quello del miglior testo, aggiudicato alla siciliana Valeria Cimò in arte Ma’aria.
Ma sarebbe far torto alla storia ignorare la ricchezza emotiva donata alla manifestazione dagli ospiti della serata finale. Il sensibile Kaballà, pioniere della world music siciliana, ottimamente accompagnato da Massimo Germini alla chitarra; la catalana Ester Formosa, cantante dal timbro personale e espressivo, in scena con Marcello Peghin e Mauro Palmas; Fausto Mesolella, che ha anche duettato con Elena Ledda in un cameo di assoluta eccellenza.
In estrema sintesi, la qualità media dei gruppi in gara è risultata molto alta; soprattutto, si è goduto del piacere, per certi versi sorprendente, di ascoltare tante idee davvero nuove, capaci di offrire un panorama finalmente variegato e qualificato della scena folk-world italiana. Se dovessimo considerare le serate di Cagliari come il ritratto di una tendenza dovremmo davvero compiacerci con tutti gli artisti per la loro volontà di staccarsi dagli abusati stilemi della patchanka e del combat-folk per ricercare strade “nuove” e lasciare libera circolazione alle idee. Uno dei motivi in più che ci fanno classificare il Premio Andrea Parodi come titolare di un ruolo di prevalenza nelle manifestazioni musicali italiane di maggiore qualità.
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