Consacrata alle selezioni territoriali di “Suonare@Folkest” la prima serata del festival (di cui riferiamo a parte), tocca a Le Pive nel Sacco aprire la seconda serata di programmazione dell’evento, da anni ormai appuntamento fisso dell’autunno italiano. La formazione modenese, “armata” unicamente di pive emiliane, ha da qualche mese realizzato il Cd “Cento Rami”, un delizioso omaggio all’aerofono popolare. Così come il disco avrebbe potuto rischiare di essere un freddo campionario organologico (rivelandosi invece un brillante mix fra tecnica e passione), anche lo spettacolo avrebbe potuto seguire una deriva distaccata e didascalica. Tutt’altro! Tecnicamente ineccepibile, divertente, vario, ricco di invenzioni non solo musicali che hanno letteralmente avvinto il pubblico, il “live” de Le Pive nel Sacco si è dimostrato all’altezza di essere uno degli spettacoli più interessanti della prossima stagione estiva, adatto sia al gradimento da parte di un pubblico di appassionati sia a ricevere l’applauso degli occasionali fruitori di un concerto di piazza. A seguire, Massimo Giuntini & la Società del Chiassobuio hanno proposto dal vivo il contenuto del disco “Jacopo Bordoni-Muratore Poeta Ribelle”, riuscito tentativo di musicare le composizioni di un poeta popolare del Casentino: un “live” che ci ha confermato l’ottima impressione riservataci dal Cd. Una celebrazione per nulla retorica, a tratti fortemente intrisa di critica sociale, eseguita con abilità da un ensemble compatto che se da un lato non sempre brilla per originalità degli arrangiamenti dall’altro è assai abile a tessere reti di dolce coinvolgimento e immediato ascolto. Due ottimi lavori, due imperdibili produzioni di Radici Music Records, applaudita madrina della serata. Siparietto notturno a base di crescentine e lambrusco forniti dai “pivari” modenesi, dimostratisi all’altezza anche come impastatori, cuochi e sommeliers.
La terza e ultima sera si apre con una sgradita sorpresa: l’atteso ospite d’onore Ambrogio Sparagna è costretto a letto dall’influenza e così il peso della serata poggia tutto sulle spalle, peraltro capaci, di Giuseppe “Spedino” Moffa e della sua ZampognaOrchestra. I quattro giovani molisani hanno dato vita a una pirotecnica esibizione tesa a dimostrare la versatilità di ciaramelle e zampogne alla presa con repertori “altri”, da “With a Little Help from my Friends” di Lennon-McCartney alla Sinfonia del Nuovo Mondo di Dvořák. Operazioni come queste spesso offrono il fianco a giustificate critiche, ma la prestazione della ZampognaOrchestra si è rivelata talmente ricca di buon gusto, di vitalità e di capacità tecniche da risultare praticamente immune da ogni sospetto. Un’altra piccola/grande dimostrazione di quanto il panorama nazionale in materia di “pifferi, muse e zampogne” sia ricco e sfaccettato e di quanto il festival aretino (lunga vita all’Associazione Musicanti del Piccolo Borgo e al Circolo Arci Aurora!) ne sia l’opportuno e valido amplificatore.
Roberto G. Sacchi
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