Difficile da catalogare questo disco, debutto discografico di una formazione che per molti versi può essere considerata erede diretta dei disciolti Furclàp. Prodotto tecnologicamente avanzato (ha anche una traccia video) e contenente brevi stralci recitati, il disco è quantomai di frontiera perché ha l’ambizione di individuare analogie fra diversi mondi e culture (considerati sia dal punto di vista etnico sia da quello musicale) ed elegge questo obiettivo a senso collettivo dell’intera opera. Il risultato è ricco di buoni momenti artistici all’interno delle lunghe tracce, dove non mancano improvvisazioni e citazioni più filologiche, ma affiora qua e là una certa preponderanza dell’intento rispetto alla effettiva capacità di trasmissione di emozioni. In altre parole, una produzione artistica di indubbio spessore, molto pensata, proposta con vigore e capacità tecniche non indifferenti da parte di Vanni Floreani (cister, musette, voce), Ermes M. Ghirardini (batteria, percussioni), Gianfranco Lugano (fisarmonica, arpa, flauto traverso), Lorenzo Marcolina (clarinetti, sax) e Paolo Viezzi (contrabbasso); un disco sicuramente convincente, considerato soprattutto come debutto di una formazione sia pur composta da musicisti esperti, che reca in sé come unico neo una certa eccessiva costruzione di alcuni suoi passaggi, che risultano talora di difficile immediata fruibilità. Critica, questa, che paradossalmente è di fatto un riconoscimento alla ferma volontà di fare di Strepitz e alla loro indubbia capacità di progettare una produzione discografica nella sua interezza, anche se -almeno per quanto ci riguarda- siamo convinti che una maggiore spontaneità e una più omogenea tematica della proposta ne avrebbe reso ancor più piacevole l’ascolto.
Enrico Lucchesi
Strepitz – “N.0” (CD)
NOTACD3.20, 1999
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