DUNYA RECORDS FY 8009, 1999 – FOLK CONTEMPORANEO/IRLANDA, ITALIA
“Un regalo di poco valore” è intitolato, con una buona dose di autoironia, il secondo lavoro dei Birkin Tree, uscito a una distanza di tempo del tutto ragionevole dal precedente, senza far troppo trepidare i numerosi fans del gruppo, che avevano invece dovuto attendere a lungo il CD di esordio, l’ottimo “Continental reel” del 1996.
Questo lavoro direi che può essere definito della consacrazione dei Birkin Tree a miglior gruppo continentale di musica irlandese, e questo sarebbe in fondo poco, ma anche a realtà in grado di competere con le migliori band irlandesi dell’ultima generazione, e non solo.
Ascoltate, per esempio, le due reels “A Cheap Present/The Session Chaser”, composte dal violinista Carlo Galantini, che magistralmente guida il gruppo in una scintillante esecuzione: pensate poi se i vari Lunasa, Lia Luachra, Calico o perfino i Dervish, per citare alcune band che sono passate in Italia la scorsa estate, avrebbero potuto fare di meglio!
Le gemme dell’album sono molte e in tutte, oltre alla tecnica, si sente, per fortuna, vibrare anche il cuore dei musicisti.
La toccante liricità della slow air “The early depart”, scritta da Fabio Rinaudo, va dritta al cuore dell’ascoltatore, così come “The teacher”, splendido omaggio dello stesso Fabio al maestro di tutti i pipers, Liam O’Flynn, e la commovente “Bliss in Connaught”, dedicata da Carlo Galantini al suo secondo figlio (di nome Liam!).
Affascinanti anche le due songs tradizionali: “Gloomy winter”, su testo del poeta scozzese Robert Tannahill, che, sulle note di una musica dolcissima, caratterizzata dal suono dell’arpa di Elena Buttiero, evoca il rifiorire primaverile della vita dopo il gelo invernale, mente “Lonely Waterloo” ci accarezza malinconicamente raccontandoci di un amore tragicamente spezzato dalla guerra.
Bellissima la chiusura del CD, che si era aperto con l’avvolgente melodia di una vecchia canzone irlandese, “The lark in the Clear Air”, un trascinante set di ben sei reels, tradizionali e non, che costituiscono il degno congedo per un album di “musica irlandese autentica, non meno di quella di una band che venga dall’Irlanda”. E se l’ha detto Martin Hayes, potete crederci e farvi tranquillamente questo “cheap present”, che è invece di grande valore artistico e che non vi stancherete certo di riascoltare.
Paolo Zara
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