So che tre o quattro anni hanno fatto un salto dalle nostre parti partecipando al Roots’n’Blues & Food festival, ma di loro non avevo ancora avuto l’occasione di ascoltare nulla… Di recente m’avevano riferito bene di loro i Flogging Molly ragguagliandomi di shows condivisi ed è così che il loro management ha provveduto a farmi recapitare il cd in oggetto…un dischetto che mi ha folgorato, un dischetto così intrigante, così trainante ed efficace che dopo cento ascolti continua a tornare a girare nel mio lettore. Eppure di primo acchito non sembrerebbe avere niente di speciale: il suono è grezzo, sporco e scortese, selvatico… frustate d’ortica, pietre arrotate e selciati polverosi, carta vetrata & lamiere; ma è una sonorità che ti entra nella pelle, che ti fa vibrare i tendini, affascinate e coinvolgente… che sgorga come un torrente in piena da un bagaglio originario & primitivo, una fiumana ruspante e prorompente che scortica la convenzionalità con colpi d’unghia bluesy.
La Big Dawm Band è un trio proveniente dallo stato dell’Indiana ed è portatrice di un blues viscerale & scorbutico avvinghiato alla tradizione; il gruppo è composto dal Reverendo Peyton (voice & National guitars, harmonica), da sua moglie Breezy (washboard, percussion & background vocals) e da suo fratello Jaime Peyton (drums, percussion & background vocals). Al loro attivo hanno un altro paio di lavori: il disadorno esordio di “The Pork’n’Beans Collection” che è ormai andato esaurito, “Big Damn Nation” [2006] e l’ep “Gospel Album” [2007]; tra le loro influenze primarie possiamo certamente annotare gente come Son House, Charley Patton, Furry Lewis e Robert Johnson, il tutto è accompagnato da un impeto roots-punk rurale e arcaico e da uno slide guitar fingerstyle draconiano.
“Can’t Pay The Bill” e “Mama’s Fried Potatoes” sono impetuosamente irruenti, alla R.L. Burnside (altra influenza non dichiarata), sono brani selvatici e spigolosi, sporchi di un country-blues agreste imbastardito che si stende come una coperta rattoppata su tutto l’album.
“Worn Out Shoe” è estremamente trascinante e piacevole; “Your Cousin’s On Cops” è ruvido & scontroso; “John Hughes”, “Them Old Days Are Gone” e la blue-ballad “Whats Mine Is Yours” sono tre tracks che potrebbero piacere anche a Taj Mahal.
La sferzante “Wal-Mart Killed The Country Store” è inarrestabilmente elettrizzante; per “Why Is Everybody Getting Paid But Me” e la conclusiva “Persimmon Song” è superfluo usare avverbi, sparatevele semplicemente a volume altissimo, fate tremare i muri e fregatevene dell’assessore che abita a fianco a voi, la carica d’energia e d’adrenalina che sanno trasmettere è così positiva e appagante che non lo sentirete bussare istericamente in mutande e canottiera alla vostra porta… casomai lo seppellirete con una risata beata.
Rev. Peyton’s Big Bamn Band con “The Whole Fam Damnily” ci somministrano attimi di accelerazione e strati di memoria ad alto tasso di eccitabilità…. disco intensamente contagioso.
Claudio Giuliani
The Reverend Peyton’s Big Damn Band – “The Whole Fam Damnily” (CD)
Side One Dummy Records – S0.1361-2, 2008
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