Finalmente, dopo cinque CD dimostrativi, i Rataplam, gruppo bergamasco fra i più longevi (hanno iniziato la loro attività nel lontano 1994), arrivano al loro primo vero album. Il nome del gruppo rimanda a un termine dialettale che indica “un insieme di oggetti messi alla rinfusa abbandonati in qualche angolo dimenticato” e incarna perfettamente il desiderio dei musicisti di “riportare alla luce musiche e canti dimenticati restituendoli alla memoria”.
Bisogna subito dire che “Fila balà fila cantà” non delude le attese e si presenta come un lavoro organico, ben suonato da musicisti che hanno alle spalle un’esperienza di lungo corso e cantato con eleganza e convinzione dalle due voci femminili di Maria Teresa Villa e Marisa Isacchi. Il repertorio proposto è quello tipico del gruppo, saldamente radicato nel territorio della provincia di Bergamo, con qualche incursione fuori zona, nel Cremonese e nel Bresciano, e con l’immancabile riferimento al grande lavoro di ricerca di Valter Biella, figura centrale nel revival folk bergamasco e membro del gruppo a tutti gli effetti (suona naturalmente baghèt e campanine).
L’album si apre con un’accattivante filastrocca raccolta a Parre, “E Teresa bella resa”, subito seguita dalla “Manfrina 19”, tratta dai brani “d’allegrezza” per campana, uno dei terreni d’indagine preferiti di Valter Biella, che offre la maggior parte del materiale degli strumentali dell’album, fra cui spiccano la dolcissima “Mazurca 36”, la veloce “Manfrina Castelli” e la “Polca del Felis”, che mette nel sangue un’irresistibile voglia di ballare. Fra i brani cantati, affidati alle belle voci di Maria Teresa e Marisa, oltre a quello iniziale già citato, ci sono piaciuti assai l’insolita “Ol carneal ‘l va e ‘l ve”, un brano “carnascialesco”, registrato nel lontano 1954 da Alan Lomax e Diego Carpitella, la malinconica “Dammi un riccio”, utilizzata dall’informatore (in questo caso proprio il padre di Maria Teresa) come ninna nanna, “La Laurina la va in filanda”, riproposizione dell’eterna storia del rapporto di sottomissione fra un ricco borghese e la giovane operaia, la satirica “I ve a ca’ i nostri francesi”, bonaria presa in giro dell’atteggiamento snobistico degli emigranti che ritornano alla loro terra, e infine, quasi a chiusura di un percorso circolare, un’altra divertente filastrocca, “Teresa di pomm”, molto diffusa nell’area bergamasca. In conclusione un ottimo album, che ben rappresenta il lungo lavoro dei Rataplam e che ci auguriamo essere il primo di una lunga serie!
Paolo Zara
Rataplam – “Fila Balà Fila Cantà” (CD)
Associazione Rataplam, 2009
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