Prefatto da Franco Castelli non senza intenti polemici nei confronti delle forme musicali più vicine alla fruizione del pubblico (quasi fosse un delitto confezionare prodotti curati e divulgativi, cioè l’”artificioso revival geneticamente modificato” come al provocatorio solone alessandrino piace liquidare trent’anni di musica italiana ad altissimo livello medio), questo secondo lavoro discografico del coro oltrepadano si pone come diretta continuazione del precedente “Il finestrello” senza coerentemente distaccarsi dalle premesse metodologiche che ne ispirarono la realizzazione e ne garantirono un confortante successo. Crediamo che per primi siano proprio le Voci di Confine, che della spontaneità e della gioia del cantare insieme fanno le loro armi vincenti, a rifiutare di ricoprire quel ruolo di ambasciatori e depositari della tradizione in musica che Castelli attribuisce loro, accontentandosi saggiamente di divertire e divertirsi nel modo che più è a loro congeniale, ben guardandosi dal pensare che sia l’unico o il migliore. Un approccio modesto ma consapevole che non pregiudica la riuscita del disco, anzi lo colloca in un ambito di tutto rispetto e di ciò bisogna rendere il giusto merito a Paolo Rolandi che della formazione corale è coordinatore e stimolo. È piuttosto da augurarsi che anche queste produzioni discografiche più legate alla tradizione possano in futuro giovarsi di maggiori risorse economiche per presentarsi al mercato anche con un aspetto esteriore confacente al valore del proprio contenuto e grazie a ciò poter ambire a una divulgazione ancora maggiore: queste sono le regole del gioco e non ammettono eccezioni.
Roberto G. Sacchi
Voci di Confine – “La Galena Grisa” (CD)
Comune di Voghera – CEO 004, 2005
Lascia un commento